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5 cose che non sai su “La dolce vita”

Stasera in tv il capolavoro di Federico Fellini del 1960 che ha cambiato per sempre la storia del cinema. Prima della visione vi raccontiamo cinque curiosità a metà tra cinefilia e gossip.
A cura di Andrea Esposito
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Stasera torna in tv, in prima serata, il film che ha cambiato per sempre la storia del cinema moderno, “La dolce vita” di Federico Fellini. Come molti sanno il film racconta le vicende di un giovane e rampante giornalista, Marcello, e del mondo vario e rutilante che lo circonda: la Roma del café-society rinata sulle rovine della guerra. A guardar bene, però, “La dolce vita” è una drammatica allegoria del deserto che sta dietro la facciata di un carnevale perpetuo; è il “diario notturno” di un personaggio a metà strada fra il gusto e il disgusto per l’ambiente in cui vive, come scrisse il grande critico e biografo di Fellini Tullio Kezich.

“La dolce vita”, come molti capolavori, è costellato di aneddoti e storie anche molto interessanti, spesso conosciute solo dagli addetti ai lavori. Per questo prima della visione di stasera vi raccontiamo cinque curiosità a metà tra cinefilia e gossip.

1) Secondo l’idea iniziale il film doveva riunire un cast di star di prim’ordine tra cui: Maurice Chevalier, Barbara Stanwyck, Henry Fonda, Silvana Mangano, ma l’idea principale era di avere come protagonista Paul Newman, che aveva dato già la propria disponibilità. Ma Fellini non ne volle sapere, voleva un attore con “una faccia qualunque” come disse a Mastroianni durante il provino. E lui, senza minimamente offendersi rispose: “Eccola, la mia è una faccia qualunque!”. Da quel giorno nacque un sodalizio che ha fatto storia e che ha portato Mastroianni a essere uno degli attori più conosciuti al mondo.

2) Il film in un primo momento doveva essere una sorta di sequel de “I vitelloni” e doveva intitolarsi “Moraldo in città”, riferendosi appunto alla vicenda del protagonista del film del ’53 che nel finale lascia Rimini per andare a Roma. Ma Fellini mentre lavora alla sceneggiatura capisce che legarsi al passato sarebbe un errore e che in Italia sta crescendo una generazione spensierata che non ha quasi conosciuto la guerra. È così che dal “nido di memorie” il film diventa nella sua mente una cronaca in presa diretta di ciò che sta accadendo lì ed ora. Il produttore Dino De Laurentiis però nutre seri dubbi in merito e quando legge una bozza di sceneggiatura in cui c’è il personaggio di Steiner che, senza apparenti motivi, si suicida con un colpo di rivoltella alla testa dopo aver ammazzato entrambi i figli, da buon napoletano citando Eduardo esclama: “No Federico, i figli ‘sso figli!”. Da qui nasce la spaccatura che porterà Fellini a fare il film con Rizzoli, produttore che non lascerà più. Dal canto suo De Laurentiis, dopo aver creduto in Fellini fin da subito, perderà il film del secolo e uno dei registi più importanti di sempre.

3) La scena che fece parlare del film in tutto il mondo, già mentre era in lavorazione, è senz’altro quella della Fonatan di Trevi,  in cui i due protagonisti, Marcello Mastroianni e Anita Ekberg, dopo una notte di bagordi finiscono per fare il bagno. Ebbene quella scena è ispirata a un servizio fotografico di Pierluigi Praturlon e rinnova i fasti dell’età del jazz quando nel 1920, durante la luna di miele, Zelda Fitzgerald si tuffò nella fontana di Union Square a New York e, per non essere da meno, suo marito Francis Scott Fitzgerald, l’autore di “Di qua dal paradiso”, entrò invece nella fontana davanti all’Hotel Plaza.

4) Per girare le famose scene a via Veneto e considerato che lo si poteva fare solo in piena notte e con mote limitazioni, la produzione si convinse a costruire un pezzo della famosa strada nel Teatro 5 di Cinecittà. Prima delle riprese in studio fu organizzato un cocktail alla presenza del produttore Rizzoli, molto preoccupato per le spese. Il marciapiede del Café de Paris, costruito da Gherardi, era una copia perfetta dell’originale tranne che si sviluppava in piano anziché in salita. Fellini entusiasta di quel mastodontico lavoro ripeté a tutti i convenuti che il cinema non doveva copiare la realtà ma reinventarla e che la Via Veneto di Cinecittà gli piaceva di più quella vera. Era l’inizio di una rivoluzione estetica radicale che poneva le basi per il film successivo “8½” e per altri come “Amarcord”, “Roma”, “Satyricon”…

5) L’episodio finale de “La dolce vita” e cioè la pesca del “pesce mostro” che viene tirato sulla riva da un gruppo di pescatori è ispirato a un evento realmente accaduto. È un ricordo che Fellini conservava dall’adolescenza quando nel 1934 uno strano e inclassificabile pesce andò a morire sulla spiaggia di Miramare a Rimini e che ispirò anche una copertina disegnata della “Domenica del Corriere”.

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