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Addio vecchie principesse: basta Principi, servilismo e sogni ad occhi aperti

Cenerentola, Biancaneve, Aurora sono simbolo di valori sempre validi ma obsoleti, stantii e, infatti, anche la Disney ha deciso di virare verso Principesse più moderne, dalla spiccata personalità, icone di una nuova generazione di eroine poco predisposte verso Principi, servilismo, castelli, carrozze, fate smemorine e sogni ad occhi aperti.
A cura di Ciro Brandi
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Le Principesse Disney, da sempre, rappresentano un modello da imitare – o a cui aspirare – per tutte le bambine che guardano gli stupendi classici che periodicamente invadono le sale e la tv, oltre che una fonte di guadagno inesauribile per le casse della Disney. Vi sarà capitato, però, di chiedervi se quei valori, quei sogni, quelle esperienze incarnate dalla Principessa di turno fossero ancora validi ai giorni nostri? Se facciamo un salto indietro – di almeno 78 anni – è facile constatare che le prime eroine Disney non hanno nulla a che fare con quelle moderne. “Biancaneve” (1937), “Cenerentola” (1950) e Aurora de “La bella addormentata” (1959), ma soprattutto le prime due, rappresentano stereotipi altamente superati.

Sono la quintessenza del servilismo, casalinghe disperate che non facevano nulla per cambiare la propria posizione se non sognare ad occhi aperti che un Principe venisse a “salvarle”, a portarle via da quella vita vuota e insidiata da matrigne, streghe e sorellastre di turno, e sposarle. Al di là di questo, l’amore del Principe di turno si manifestava come folgorazione immediata, amore a prima vista molto superficiale, basato solamente sulla bellezza della giovane fanciulla, senza conoscere nient’altro del suo carattere. E’ vero che queste Principesse incarnano valori positivi come l’altruismo, l’ottimismo, l’amore, la non violenza, però, in questo caso, si rischia di cadere nell’eccessiva ingenuità e nel pericoloso baratro del patetismo.

Ariel e il Rinascimento Disney

Un po’ di aria nuova si respira con il cosiddetto “Rinascimento Disney”, cioè il decennio che va dal 1989 al 1999 durante il quale lo studio di produzione Walt Disney Animation tornò alla ribalta con film d’animazione entrati nella storia del cinema, per incassi e critiche positive. La prima Principessa di questo periodo è Ariel de “La Sirenetta”(1989). Pur essendoci tutti gli “ingredienti” classici visti in “Cenerentola” e “Biancaneve e i sette nani”, Ariel dimostra, sin da subito, un carattere molto forte, ribelle, preferisce abbandonare (volutamente) il suo mondo, i suoi amici e i suo agi, anche essendo figlia di re Tritone, quindi già Principessa, per andare incontro all’amore della sua vita, sebbene visto per pochi minuti su una nave col suo cane. Gli elementi nuovi, in questo caso, sono la spiccata curiosità, l’essere un personaggio attivo, ribelle, che si pone un obiettivo e lo persegue fino in fondo, con conseguenze anche nefaste ad un certo punto, ma almeno mettendo in atto la sua volontà e non quella di un fantomatico Principe.

Bella, Pocahontas e Mulan

Con Bella de “La bella e la bestia”(1991), la Disney fa un enorme e pericoloso passo indietro. La protagonista di uno dei classici più amati, non solo viene sequestrata dalla Bestia (e, attenzione, non saprà, fino alla fine, che si tratta di un Principe aitante e biondo vittima di una maledizione), dopo che questi gli ha rapito anche il padre e la tratta a dir poco male, ma finisce addirittura con l’innamorarsene perdutamente. L’anno dopo, è la volta di Jasmine di “Aladdin”, già Principessa, ma non soddisfatta della sua vita, preferisce correre dietro ad una simpatica canaglia che le racconterà, inizialmente, un sacco di fandonie, ma che la libererà almeno dal suo torpore. “Pocahontas”(1995) e “Mulan”(1998) sono, invece, le Principesse più atipiche. La prima è bellissima e sensuale (forse troppo), diversa da tutte le precedenti “colleghe”, fiera di essere indiana, promessa sposa al guerriero Kakoum, ma che s’innamora dell’avventuriero britannico John Smith, L’eroina, però, non mette da parte le proprie idee e, infatti, senza spoilerare troppo, nel film manca il classico lieto fine a cui la Disney ci ha abituato. Mulan, invece, è una guerriera, una che si sacrifica per il padre, che si finge uomo e va in guerra al suo posto, tremendamente atipica, quindi, rispetto a tutte le altre principessine dei castelli e delle foreste incantate. Tra l’altro, questi due ultimi film sono stati si apprezzati dal pubblico, ma non quanto i blockbuster precedenti, segno che, forse, gli spettatori non erano ancora abituati a questa repentina “virata” di genere e plot.

Le Principesse 3.0 e l'addio agli stereotipi

Le Principesse 3.0, la nuova generazione di eroine che non ha bisogno a tutti i costi di un Principe, che non sa cosa sia il servilismo e che ha abbandonato da un pezzo i sogni ad occhi aperti, è capeggiata da Tiana de “La principessa e il ranocchio”, film del 2009. La giovane è una splendida afroamericana, figlia di una sarta, e sbarca il lunario facendo la cameriera, vive a New Orleans, nel quartiere francese, negli anni '20, quando c’è l’esplosione dello swing. Solo dopo scoprirà che il ranocchio che le chiede un bacio è un principe, ma il suo sogno principale resterà quello di gestire un ristorante tutto suo. La Disney, quindi, si reinventa con maestria, rinnovando quella tradizione che ormai è obsoleta e stantia, ma senza perdere lo charme di 70 anni prima.

Nel 2010 è la volta di “Rapunzel – L’intreccio della torre”, dove tornano alla ribalta i castelli, le torri, le maledizioni, le matrigne, ma in maniera più edulcorata, molto meno pesante. I concetti classici sono smorzati dalla simpatia e dalla sbadataggine della protagonista e la sua storia d’amore col furfante Flynn/Eugene, con un finale emozionante che si riaggancia, nuovamente, alla tradizione. Un’ulteriore e decisa scossa è data da Merida, protagonista di “Ribelle – The Brave”, co-produzione Disney/Pixar, coraggiosa eroina dai lunghi capelli rossi, che gira con arco e frecce, e che non ne vuole minimamente sapere di castelli, principi e dei suoi doveri regali, pur essendo figlia di re Fergus e della regina Elinor.

Stesso discorso per Malefica, la bellissima Angelina Jolie di Maleficent, intrappolata in un gotico corpo alato, del tutto avulso da qualsiasi forma di sentimentalismo in rosa. Malefica è, allo stesso tempo, regina delle fate e perfida strega delle tenebre, ben lontana sia esteticamente che come indole dalle sue antenate. Decisa e spietata, desiderosa di avere giustizia, porterà fino alla fine la sua battaglia facendo trionfare l'amore con la sua "bestiolina", evitandole il sonno eterno e donandole lo splendore del suo regno. Qui si assiste addirittura all'affermazione di sé a discapito di quello dell'amore vero, rivelatosi un enorme inganno volto solo al personale interesse (concetti tremendamente attuali). Per non parlare della Biancaneve interpretata da Kristen Stewart, armata di spada e di scudo, pronta a tutto pur di non

Nel blockbuster “Frozen – Il regno di ghiaccio”, il concetto di fiaba viene incentrato sull’amore infinito tra le sorelle Anna ed Elsa. Attraverso mille peripezie, la prima riuscirà a ritrovare la seconda per porre fine ad un accidentale e disastroso incantesimo, ma solo dopo tutto ciò Anna e Kristoff, il simpatico e coraggioso uomo di montagna, vivranno liberamente il loro amore, senza patetismi. La prossima Principessa sarà “Moana”, una giovane polinesiana, esperta esploratrice, erede di uno dei più grandi esploratori del suo paese, che ci porterà nel suo mondo, popolato da personaggi simpatici e strani, quindi molto lontano dai posti incantati e dalle fate smemorine, facendoci sognare allo stesso modo,  ma tenendo i piedi ben saldi per terra.

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