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African Cats, la recensione

Questo spettacolare viaggio tra le bellezze naturali della Savana e dei suoi abitanti vi farà emozionare e riflettere.
A cura di Ciro Brandi
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La Disneynature, marchio nato col proposito di realizzare dei fenomenali  documentari sulla Natura e sui suoi abitanti, ha già prodotto e fatto uscire nella sale di tutto il mondo “Earth – La Nostra Terra”, “Il Mistero dei Fenicotteri Rosa” e “Oceani 3D”. Dal 22 luglio possiamo assistere alle spettacolari immagini del nuovo lavoro “African Cats”.

Il documentario è costato due anni di durissimo lavoro, per effettuare tutte le riprese e per poi montarle. La voce narrante originale è di Samuel L. Jackson, mentre nella versione italiana troviamo Claudia Cardinale. Alla regia abbiamo due tra i migliori documentaristi di tutto il mondo, Keith Scholey e Alastair Fothergill, e i protagonisti assoluti sono leoni, leonesse, ghepardi e i loro cuccioli, il tutto incorniciato dalla stupenda riserva naturale Masai Mara, in Kenya, attraversata dal fiume Mara, da cui prende il nome, lontano da qualsiasi traccia di colonizzazione umana. Qui s’intrecciano le storie degli stupendi felini, tra istinto, amore, ferocia, amicizia, lotta per la sopravvivenza, proprio come se fossimo sul set di un film con attori consumati.

Del branco fanno parte Layla, anziana leonessa, cacciatrice provetta, e sua figlia Mara, giovane ed inesperta. Layla è molto protettiva con Mara, poiché crede di non essere in grado di badare a lei ancora a lungo, quindi cerca di preservarla, ma allo stesso tempo anche di farle affrontare le dure leggi della Savana e del branco, guidato dall’anziano leone Fang. Dall’altra parte del fiume vive invece Sita, uno splendido esemplare di ghepardo femmina, più sottile e debole di Layla, ma con la stessa determinazione, porta avanti ben cinque cuccioli, difendendoli dagli attacchi di qualsiasi tipo di animale. Intanto Kali, capo del branco del Nord e padre di quattro maschi, è intenzionato a conquistare il “trono” di Fang, e alla fine vincerà la dura legge del più forte.

E’ impressionante assistere alle scene girate dai due documentaristi, talmente lineari, semplici e affascinanti da sembrare modificate al computer con qualche tecnica all’avanguardia. E invece no. È tutto vero. La legge della Savana rispecchia quella umana, la sopravvivenza, la selezione naturale, esiste per tutti, nessuno ne è escluso. Le riprese si accumulano e danno vita ad un racconto fatto di gioie e dolori, coraggio e paura, il tutto accompagnato da una colonna sonora paradisiaca dove spicca la canzone “The World I Knew”, cantata dalla vincitrice della sesta edizione di “American Idol”, Jordin Sparks. Gli animali sembrano quasi mettersi in posa o aver capito di essere filmati. Spettacolare, non ci sono altre parole.

Una parte dei proventi del film andrà all’African Wildlife Foundation, impegnata nella tutela delle specie in via di estinzione. Gran bel lavoro. Correte al cinema, ne rimarrete estasiati.

Voto: 9

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