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Angelina Jolie alla regia del suo secondo film dal titolo Unbroken

Angelina Jolie ha deciso di tornare dietro la macchina da presa per dirigere la trasposizione del libro di Laura Hillenbrand sulla Seconda Guerra Mondiale.
A cura di Aureliano Verità
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Angelina Jolie

L’avevamo vista per la prima volta alle prese con la regia di “In the Land of Blood and Honey”, film per il quale aveva firmato anche al sceneggiatura, ambientato nel periodo della guerra in Bosnia ed Erzegovina e incentrato sulla storia di amore tra Ajla, una donna bosniaca tenuta prigioniera in un campo di concentramento e Danijel, un soldato serbo. Dopo il discreto successo di questa pellicola e la candidatura ai Golden Globe 2012 come miglior film straniero, Angelina Jolie decide di riprovarci e questa volta su commissione della Universal Picture. Il film è tratto dal libro dell’autrice americana Laura Hillenbrand “Unbroken: A World War II Story of Survival, Resilience, and Redemption”, edito in Italia da Mondadori, con il titolo “Sono ancora un uomo. Una storia epica di resistenza e coraggio” e questa volta la Jolie non compare tra gli autori della sceneggiatura, scritta inizialmente da Richard LaGravenese, per poi essere rivista da William Nicholson, l’autore di “Les Miserables”.

La vicenda di Louis Zamperini, il protagonista, ha convinto fin da subito la regista ad accogliere l’offerta, dichiarando quanto segue:

"Ho letto il brillante libro della Hillenbrand e sono rimasta talmente scioccata dall'eroica vicenda di Louie Zamperini da non potermi lasciare scappare l’opportunità di girare il film. Louis è un eroe con la E maiuscola ed anche un uomo di grande umanità, speranza e coraggio. Sono onorata di avere la possibilità di raccontare la sua storia"

D’altronde era impossibile rimanere indifferenti di fronte alla storia del protagonista e in molti avevano cercato di trasporla cinematograficamente. Figlio di immigrati italiani, Zamperini vinse le Olimpiadi di Berlino nel ‘36, per poi prendere parte alla Seconda Guerra Mondiale. La sfortuna volle che il suo aereo venisse abbattuto proprio nel mezzo del Pacifico, ma grazie alla sua tenacia, insieme a due commilitoni, il giovane riuscì a sopravvivere su un canotto, senza cibo e senza acqua per giorni. Giunti miracolosamente sulle rive delle Isole Marshall, le loro disgrazie non erano terminate. I due infatti vennero fatti prigionieri dai giapponesi che li torturarono per ben tre anni, fino alla fine del conflitto, in una delle storie più appassionanti della Seconda Guerra Mondiale.

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