96 CONDIVISIONI
video suggerito
video suggerito

Bernardo Bertolucci: 75 anni tra capolavori immortali, scandali e Oscar

Il fenomenale maestro Bernardo Bertolucci, con sole 26 pellicole, ha spaziato nell’animo umano, tra dubbi esistenziali e politici, fino allo scandalo di “Ultimo tango a Parigi” e agli Oscar de “L’ultimo imperatore”. Ad oggi, il regista è uno dei nostri più importanti fiori all’occhiello, in grado di portare la grandezza del cinema italiano ad uno dei più alti gradini della sua storia.
A cura di Ciro Brandi
96 CONDIVISIONI
Immagine

“Ultimo tango a Parigi”, “Novecento”, “L’ultimo imperatore”, “Il tè nel deserto” e “Piccolo Buddha” sono solo alcuni dei suoi più grandi capolavori. Bernardo Bertolucci, 75 anni il 16 marzo, ci ha regalato delle perle cinematografiche che resteranno per sempre nella storia della settima arte. Dalla fine degli anni ’50 ad oggi, il regista ha portato sul grande schermo storie incentrate sulle indecisioni esistenziali, intellettuali e politiche, con personaggi al bivio e altri che si lasciano vivere, fino allo scandalo “Ultimo tango a Parigi” e alla fama internazionale con “L’ultimo imperatore”. Finora, Bertolucci ha girato “solo” 26 pellicole, ma gli sono ampiamente bastate per farlo diventare uno dei più grandi cineasti del mondo.

L’esperienza da assistente di Pasolini

Il regista è nato a Parma, il 16 marzo del 1941, dal poeta Attilio Bertolucci e da Ninetta Giovanardi. E’ il fratello di Giuseppe, a sua volta grande regista e sceneggiatore, venuto a mancare nel 2012. Fin da giovanissimo, Bertolucci ha sempre dimostrato grande interesse per il cinema, lasciando dopo poco tempo gli studi di Lettere all’Università La Sapienza di Roma. La sua passione lo porta a diventare assistente alla regia del grande Pier Paolo Pasolini, suo vicino di casa, col quale lavora al film “Accattone”. Con una camera a 16mm, il regista inizierò a girare dei cortometraggi – “Morte di un maiale” e “La teleferica”.

“Prima della rivoluzione” e “Il conformista”

Nel 1962, Bertolucci esordisce alla regia con il dramma “La commare secca”, tratto da un soggetto proprio di Pasolini e incentrato su un caso di omicidio di una prostituta avvenuto alla periferia di Roma. La pellicola viene presentata al Festival di Venezia e divide la critica. Due anni dopo, invece, gira “Prima della rivoluzione”, dramma in cui narra la storia di Fabrizio (Francesco Barilli) un giovane disorientato e in crisi morale e sociale, attraverso il quale Bertolucci esprime le sue utopie politiche e la rassegnazione al rispetto delle convenzioni. Sulla stessa scia dell’ambiguità esistenziale e politica, gira anche “Partner”(1968), con Stefania Sandrelli e “Strategia del ragno”(1970). Il primo capolavoro è, però, “Il conformista”, dramma tratto dall’omonimo romanzo di Alberto Moravia, che racconta la parabola di vita nauseabonda di Marcello Clerici (Jean-Louis Trintignant), spia fascista e professore di filosofia, che vive col rimorso di aver ucciso un tassista che aveva tentato di violentarlo, quando aveva 13 anni. Dopo anni, Marcello si sposa organizza l’omicidio di un professore, esule antifascista. Proprio durante la festa per la caduta del fascismo, Marcello farà una scoperta che gli cambierà la vita. La pellicola vinse tantissimi premi e fu nominata agli Oscar per la Migliore sceneggiatura non originale, scritta sempre da Bertolucci.

Lo scandalo di “Ultimo tango a Parigi”

Dopo aver girato due documentari – “La salute è malata” e “12 dicembre” – nel 1972 gira lo straordinario “Ultimo tango a Parigi”, con Marlon Brando e Maria Schneider. I due sono nei panni di Paul e Jeanne, protagonisti di una storia d’amore impossibile e fatta di trasgressione, unica via per sfuggire dalle asfissianti convenzioni sociali. Il pubblicò lo osannò, ma il film suscitò scandalo per scene di nudi frontale e di sesso. La pellicola fu sequestrata e Bertolucci condannato a quattro mesi per offesa al comune senso del pudore. Il dissequestro ebbe luogo solo nel 1987. Fatto sta che, ad oggi, “Ultimo tango a Parigi” è una delle sue pellicole più note e di più successo, nominata anche agli Oscar del 1974 per il Miglior regista e il Miglior attore protagonista.

L’affresco storico-politico di “Novecento”

Nel 1976, è la volta di “Novecento”, affresco storico-politico delle lotte contadine emiliane, verificatesi durante il Secondo conflitto mondiale, con grandi stelle del calibro di Robert De Niro, Gerard Depardieu, But Lancaster, Donald Sutherland, Dominique Sanda, Stefania Sandrelli, Alida Valli e tante altre. Successivamente, il regista dirige “La luna”(1979), incentrato su una storia contorta e incestuosa tra madre e figlio, e “La tragedia di un uomo ridicolo”, con un grande Ugo Tognazzi.

“L’ultimo imperatore” e la gloria internazionale

La gloria internazionale gliela regala, nel 1987, il film “L’ultimo imperatore”. La pellicola, che ripercorre attraversi una serie di flashback, la vita di Pu-Yi, l'ultimo imperatore della Cina, premiata con ben nove Oscar (miglior film, regia, sceneggiatura, fotografia, montaggio, musica, scenografia, costumi e sonoro) e nove David di Donatello. Nel 1990, invece, è la volta de “Il tè nel deserto”,  tratto dall'omonimo romanzo di Paul Bowles, con John Malkovich, Debra Winger e Campbell Scott, seguito da “Piccolo Buddha”(1993) con Keanu Reeves e “Io ballo da sola”(1996), che porta a casa 2 Ciak d’Oro (Miglior film e Miglior regia), 1 Globo d’Oro (Migliore fotografia) e 5 nomination ai David di Donatello.

“The Dreamers” e “Io e te”

Nel 2003, il regista torna dietro alla macchina da presa per dirigere “The Dreamers – I sognatori”, basato sul racconto di Gilbert Adair, “The Holy Innocents”. Il film racconta la storia di tre giovani – Michael Pitt, Eva Green e Louis Garrel – che nella Parigi del 1968 decidono di chiudersi in casa definendo delle vere e proprie regole per esplorare tutte le loro emozioni e dare sfogo all’eros. Nel 2007, Bertolucci riceve il Leone d’Oro alla sua straordinaria carriera e nel 2011 la Palma d’Oro sempre alla carriera. L’anno successivo, gira il suo ultimo film per il cinema, “Io e te”, tratto dall'omonimo romanzo di Niccolò Ammaniti, premiato con un Globo d’Oro alla Miglior musica, il Premio Gugliemo Biraghi al giovanissimo protagonista Jacopo Olmo Antinori e ben 6 nomination ai David di Donatello.

96 CONDIVISIONI
autopromo immagine
Più che un giornale
Il media che racconta il tempo in cui viviamo con occhi moderni
api url views