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‘Cristian e Palletta Contro Tutti’, il film per il quale non dareste un euro (sbagliando)

Distribuito in poche sale, promosso come un film molto scemo, in realtà l’esordio alla regia dell’autore dei romanzi del vicequestore Schiavone è un gioiello di commedia, il cinema d’intrattenimento come dovrebbe essere sempre.
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A cura di Gabriele Niola
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Bisogna stare molto attenti perché non sarà facile vedere Cristian e Palletta Contro Tutti, commedia in uscita questa settimana, distribuita in un numero esiguo di copie tra Lazio, Campania, Calabria e Puglia, una chicca difficile da scovare ma estremamente sorprendente. Purtroppo cartellonistica e titolo sembrano essere stati scelti per lavorare contro quello che realmente è il film: non così scemo come lasciano pensare ma anzi pieno di idee e trovate argute. I più attenti potevano anche aspettarselo, perché nascosto dietro questa commedia in viaggio, dietro questo duetto tra Libero De Rienzo e Pietro Sermonti, c’è il primo film come regista e sceneggiatore di Antonio Manzini.

Manzini è il nuovo cavallo purosangue di Sellerio, autore dei romanzi del vicequestore Rocco Schiavone, erede spirituale (soprattutto nelle speranze di sfruttamento di Sellerio) del Montalbano di Camilleri, per lui non a caso è già in produzione una fiction con Marco Giallini nei panni del protagonista. Questo attore diventato romanziere di successo, con il suo primo film da regista ha realizzato una sceneggiatura che impeccabile non è ma brilla come poche per inventiva e vitalità, ha creato due personaggi e un mondo che sembra il medesimo del miglior Fantozzi, cioè in un universo cinematografico in cui lo squallore non è mai nascosto, anzi, ogni dettaglio, ogni abito, ogni suppellettile, mobile e luce sembra enfatizzarlo. Ridere dell’amarezza e dell’ingiustizia, di uomini e donne bruttissimi o spietati.

Derelitti come molti, sfigati e ai margini da qualsiasi benessere, Cristian e Palletta devono contrabbandare della droga anche se non l’hanno mai fatto prima, lo devono fare perché uno dei due ha contratto un debito che non riesce a saldare. Avendo sentito dire che la pipì di giaguaro è in grado di nascondere la droga all’olfatto dei cani poliziotto partono per un viaggio scalcinato alla ricerca di un giaguaro tra Roma e Fasano, armati di un piano improbabile per prendergli l’urina. È tutto abbastanza insensato ma mai come in Cristian e Palletta Contro Tutti la meta è poco importante, conta cosa accade nel viaggio.

Su presupposti che potrebbero essere i medesimi dell’ennesimo film di un comico venuto da Colorado Cafè, Manzini scrive e poi gira un film diverso da tutti gli altri, davvero divertente e soprattutto che di tutte le risate che genera sa fare buon uso. Come le migliori commedie Cristian e Palletta Contro Tutti usa l’umorismo per affermare qualcosa, fa ridere non mostrando il ridicolo ma mettendolo in prospettiva, esagerando le caratteristiche più grottesche di piccoli esseri umani. Già solo il fatto che in questo film tutti, dal primo all’ultimo essere umano sullo schermo, recitano davvero ha del rivoluzionario. Gli attori non sono improvvisati o solo “spontanei”, ma offrono quasi tutti una delle loro prove migliori, inclusi i comprimari, come la bravissima Margherita Vicario.

Ovviamente non è senza merito dei due protagonisti, Libero De Rienzo e Pietro Sermonti, che questo piccolo gioiello riesce nella sua impresa. Siamo molto abituati a protagonisti di commedie senza una vera profondità, qui invece De Rienzo e Sermonti non entrano in nessuna categoria, sono due idioti unici (altrimenti non farebbero ridere) e per questo tenerissimi. In un mondo più giusto uno sforzo simile dovrebbe essere ricompensato con grande distribuzione e un successo indubitabile, ma ci dobbiamo accontentare di quello in cui viviamo.

Perché alla fine il motivo principale per il quale vale la pena scandagliare i cinema più vicini per andare a vedere questo film è il fatto che sia un esempio di vera commedia divertente, sicuramente il miglior cinema d’intrattenimento che si possa immaginare oggi. Certo la regia di Manzini non brilla per solidità, questo va detto, in mani più sicure avrebbe il film potuto mantenere più costante il ritmo e avere un tono meno rozzo, ma al pari della tuta da meccanico di Palletta o della maglietta da calcio di Cristian, sono caratteristiche di povertà che danno una personalità forte al film. In fondo cosa ci lamentiamo a fare del fatto che vengono distribuite sempre le stesse commedie fatte in serie se poi non ne premiamo una così originale e meritevole?

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