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E’ morta Emmanuelle Riva, la diva di “Amour” aveva 89 anni

La diva francese si è spenta ieri dopo una sfolgorante carriera fatta di 24 film e tantissimi riconoscimenti. Il primo film è stato “Hiroshima Mon Amour”, del 1959, ma nel 2013, grazie ad “Amour”, di Michael Haneke, ha portato a casa il BAFTA come Migliore attrice e una nomination agli Oscar per la stessa categoria.
A cura di Ciro Brandi
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Emmanuelle Riva, la diva francese, è morta ieri, ad 89 anni, dopo una sfolgorante carriera, durante la quale ha girato circa 24 film. Il primo è stato “Hiroshima Mon Amour”, di Alain Resnais, del 1959, ma l’attrice ha girato anche molte pellicole con registi italiani come “Kapò”(1959), di Gillo Pontecorvo, “Adua e le compagne”(1960), di Antonio Pietrangeli, “Le ore dell’amore”(1963), diretto da Luciano Salce e “Gli occhi, la bocca”(1982), di Marco Bellocchio. Nel 2013, grazie al commovente “Amour”, di Michael Haneke, ha portato a casa il BAFTA, il Premio César (l'Oscar francese) come Migliore attrice e la nomination agli Oscar nella stessa categoria. Hollywood l'ha sempre corteggiata ed amata, anche se lei ha sempre preferito lavorare con i grandi registi del suo paese, lasciandoci perle cinematografiche che sono entrate già nella storia.

Una delle dive francesi più amate di sempre

La Riva è una delle dive francesi più amate di sempre. Sguardo magnetico, bellezza glaciale e talenti difficilmente eguagliabile, già nel 1962, l'attrice ha conquistato la Coppa Volpi al 23esimo Festival di Venezia per la sua straordinaria performance ne “Il delitto di Thérèse Desqueyroux", il film drammatico Georges Franju, in cui recitavano anche il grande Philippe Noiret, Sami Frey ed Edith Scob. Da quel momento, la sua carriera è stata un crescendo di meravigliose pellicole come “Thomas l’imposteur”(1964), di Georges Franju; “I frutti amari”(1967), di Jacqueline Audry, “Safari 5000”(1969), per la regia di Koreyoshi Kurahara; “Tre colori – Film Blu”(1993), di Krzysztof Kieślowski e “Les Cadets de Gascogne”(2003), per la regia di Emmanuel Bourdieu. "Amour" di Haneke è stato il suo splendido e toccante testamento, che vale la pena di essere recuperato per ammirare, ancora una volta, la fenomenale bravura di una star che mancherà molto al cinema.

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