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Ken il Guerriero – La leggenda del vero salvatore, la recensione in anteprima

L’eroe generazionale Kenshiro torna al cinema con l’ultimo capitolo della pentalogia dedicata alla leggenda dei veri salvatori. Il film uscirà nelle sale italiane il 15 luglio. Scopriamone in anteprima i segreti e i dettagli nella nostra recensione.
A cura di Ciro Brandi
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Chi non conosce Ken il Guerriero? Chi non ha seguito almeno un episodio delle sue surreali avventure? Il primo manga venne pubblicato nel 1983, in Giappone, fino a raggiungere i 27 volumi. Gli autori sono Tetsuo Hara e Buronson (pseudonimo dello sceneggiatore Yoshiyuki Okamura).

Il film anime “Ken Il Guerriero – La leggenda del vero salvatore”, è del 2008, uscirà nelle sale italiane il 15 luglio 2011, e fa parte di una pentalogia intitolata Shin Kyūseishu Densetsu (La leggenda dei veri salvatori). I cinque film (“La leggenda di Hokuto”, “La leggenda di Julia”, “La leggenda di Raoul”, “La leggenda di Toki” e “La leggenda del vero salvatore”) ripercorrono la trama della prima storica serie televisiva, ampliandola, e dando più spazio all’analisi del profilo psicologico dei personaggi principali.

Nell’ultimo episodio si celebrano quindi i 25 anni del personaggio, ma il fascino e il coinvolgimento delle avventure di Kenshiro restano immutati nel tempo. La storia non è mai stata narrata prima nei manga e nella serie televisiva, quindi i fans godranno di una sceneggiatura completamente nuova in cui saranno svelate le ragioni che hanno dato portato il protagonista a diventare l’unico salvatore dell’umanità.

Le avventure dell’eroe si svolgono alla fine del XXI° secolo, quando la Terra è stata sconvolta da un terrificante conflitto nucleare che ha polverizzato la società e l’ambiente. Criminali di tutti i generi saccheggiano e uccidono i più indifesi. L’unica speranza sarebbe l’arrivo di un nuovo salvatore in grado di porre fine ai soprusi, ed ecco quindi Kenshiro. Dopo aver sconfitto Raoul, Re di Hokuto, Ken corona il suo sogno d’amore con la bella Julia. L’eroe è l’unico erede della Divina Scuola di Hokuto e come tale deve difendere gli oppressi. Ken, a questo punto, inizia a raccontare a Julia come tutto ebbe inizio. Dopo essere stato sconfitto da Shin, il successore del Pugno dell’Aquila Solitaria di Nanto, costui rapisce Julia e infligge a Ken le famose sette ferite sul torace, disposte come le sette stelle dell’Orsa Maggiore. Ken viene in seguito catturato da una banda di mercanti di schiavi e portato in una cittadina controllata dal dittatore Siska. Qui incontra Fugen, un anziano maestro di arti marziali. La cittadina verrà presto presa d’assalto da Jugai, un guerriero ribelle della scuola di Nanto, ma proprio qui inizierà il lungo cammino del salvatore Kenshiro.

Il film è disseminato di immagini veramente spettacolari e molte sequenze action (anche se ridotte rispetto alla serie per la tv). Siamo di fronte a una sorta di prequel, dato che dopo il matrimonio con Julia, Ken racconterà il suo passato maledetto, in cui più che un eroe era una vittima passiva e indifesa. La pellicola, però, presenta più di qualche pecca: mancano i villain cattivissimi e visivamente surreali, manca l’immagine dell’eroe che eravamo abituati a vedere in tv. I dialoghi sono lunghissimi e noiosi, non fanno altro che rallentare il processo narrativo. Tuttavia, l’atmosfera è sempre quella che ha fatto sognare più di una generazione e la colonna sonora è immediatamente riconoscibile, suscitandoci anche qualche ricordo nostalgico.

I critici italiani si sono sempre scagliati contro le avventure di Ken, per l’eccessiva violenza e vedendo nelle azioni dell’eroe un incitamento alla violenza e al vandalismo. Ovviamente le accuse sono state rispedite al mittente, poiché i produttori dei manga e dei film hanno affermato che i messaggi contenuti in essi sono assolutamente pacifici, improntati all’amore, all’amicizia e al rispetto e alla difesa dei soggetti più deboli. Noi abbiamo i nostri dubbi. In effetti le sequenze splatter, la violenza inaudita dei villain, le scene di “squartamento” e uccisioni varie, anche se indirizzate verso soggetti negativi, sono pur sempre messaggi troppo forti e d’impatto, soprattutto per un pubblico fatto prevalentemente di giovanissimi. Ma del resto è proprio questa la caratteristica principale che ha reso Kenshiro un’icona mondiale.

Un consiglio finale: non perdetevi la sequenza dopo i titoli di coda!

Voto: 6

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