La twerking mania diventa un film e la regista è italiana
La twerking mania – la forma di danza caratterizzata dallo “scuotimento” del sedere a ritmo di musica, possibilmente sfrenata ed estremamente coinvolgente – è esplosa in tutto il mondo pochi mesi fa, anche se le sue radici sono riconducibili all’hip-hop. A renderlo un fenomeno di massa ci ha pensato la cantante Miley Cyrus col suo singolo “We Can’t Stop” e con l’esibizione agli ultimi MTV Video Music Awards, dove si dimenava su Robin Thicke in maniera concitata e quasi “pornografica”. Il video è diventato – in brevissimo tempo – viralissimo, facendo incetta di visualizzazioni su YouTube. Sulla scia di questo enorme fenomeno pop, Diana Manfredi, in arte Spaghetto, documentarista e regista di videoclip musicali italiana, ma trapiantata a Los Angeles da otto anni, ha voluto approfondire il discorso, indagando sulle origini di questa forma di danza così particolare.
Diana Manfredi e il suo #twerkumentary, viaggio nelle radici del twerking
La Manfredi, per girare il suo #twerkumentary, ha girato mezzo mondo col cameraman Gianfilippo De Rossi, raccogliendo decine di testimonianze su questa danza che viene dall’underground americano, soprattutto nella New Orleans degli anni Ottanta, ma radicato, principalmente, nella cultura afroamericana. Molti ne collocano la nascita nella danza Mapouka, tipica della regione Dabou, in Costa D’Avorio, che simula proprio l’atto sessuale. La Manfredi si è resa conto che si tratta si di un fenomeno di costume, ma anche di una forma di emancipazione del corpo femminile, una libertà di espressione che va molto al di là della danza fine a se stessa. Il documentario sarà distribuito su varie tv e su Netflix, probabilmente il prossimo autunno, e per sostenere le spese, la regista ha avviato una campagna di crowdfunding tramite il sito Indiegogo, ma le donazioni possono essere anche fatto sul sito www.twerkumentary.com.