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Le 10 più brutte traduzioni di titoli di film famosi

Ma perchè i traduttori italiani si complicano la vita rendendo la traduzione di titoli di film stranieri fuorviante, senza alcun senso e brutta anche visivamente? Ecco 10 esempi che ne dimostrano l’assoluta stranezza.
A cura di Ciro Brandi
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Spesso, il lavoro dei traduttori italiani nei riguardi dei film stranieri è a dir poco strabiliante. I titoli sono assolutamente stravolti, soprattutto per renderli più “fruibili” e accattivanti per il nostro paese, o semplicemente per complicarsi la vita, invece di tradurre letteralmente quanto hanno già sotto gli occhi. E così, il film “Dr. No”, con Sean Connery, diventò “Agente 007: Licenza di uccidere”, solo che nel 1989 uscì “007: Licence to Kill”, quindi in Italia fummo costretti a tradurlo in “007: Vendetta privata”. E perché, poi, tradurre il bellissimo titolo “Eternal Sunshine of  the Spotless Mind” in “Se mi lasci, ti cancello”, sminuendone il contenuto e facendo rivoltare nella tomba il poeta inglee Alexandre Pope? Insomma, di traduzioni pessime e fuorvianti ce ne sono a milioni, e di seguito ne trovate 10 davvero niente male.

1 – “Le ali della libertà” (“The Shawshank Redemption”)

Il capolavoro di Frank Darabont, con Tim Robbins e Morgan Freeman, del 1994 non venne tradotto in “La redenzione di Shawshank”, forse perché per gli italiani l’ultima parola poteva risultare un tantino difficile da pronunciare, ma la traduzione ufficiale fa pensare più ad un film romantico e sdolcinato, totalmente fuorviante rispetto al plot originale.

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2 – “Agente 007: Licenza di uccidere” (“Dr. No”)

Il primo capitolo delle avventure della spia più famosa del mondo è stato diretto da Terence Young e il protagonista è il grande Sean Connery. Il titolo originale riprende il nome del potente cattivo della pellicola, un criminale al servizio della SPECTRE che vuole sabotare le missioni spaziali americane. La nostra traduzione potrebbe essere anche accettabile, peccato che, nel 1989, è uscito “007: Licence to Kill”, che in italiano furono costretti a tradurre in “007: Vendetta privata”.

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3 – Biancaneve” (“Mirror, Mirror”)

La trasposizione di Tarsem Singh, con Julia Roberts nei panni della strega e Lily Collins in quelli di Biancaneve ha come titolo originale “Mirror, Mirror”, cioè “Specchio, Specchio” per riprendere l’interrogativo della strega allo “specchio delle sue brame”. Gli italiani, però, sono troppo affezionati e tradizionalisti, quindi per fare più presa sul pubblico – e soprattutto sui giovanissimi – è stato ripreso il titolo della fiaba originale della Disney, lasciando a casa i sette nani.

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4 – Paradiso amaro” (“The Descendants”)

Il film di Alexander Payne del 2011, con George Clooney, tradotto in italiano, gioca con il Paradiso rappresentato dalle isole Hawaii, dov’è ambientato, e l’amarezza della situazione, ma quello originale (“I Discendenti”) è più circostanziato ed esatto perché riferito al romanzo di Kaui Hart Hemmings dal quale è tratto “Eredi di un mondo sbagliato”, e perché il protagonista Matt King (Clooney) è il discendente di una facoltosa famiglia hawaiiana, che vive un rapporto contrastato con le figlie – quindi sue discendenti – e a sua volta deve gestire la vendita di alcuni territori di famiglia.

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5 – “Pirati dei Caraibi: la maledizione della prima luna” (“Pirates of the Caribbean – The Curse of the Black Pearl”)

Questo eccezionale blockbuster del 2003, diretto da Gore Verbinski, con Johnny Depp, ha stracciato qualsiasi record, dando il via ad una delle saghe più clamorose degli ultimi anni. Ma i traduttori italiani pensarono bene di non tradurlo in “La maledizione della Perla Nera” e, tuttora, il motivo resta ignoto.

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6 – Quasi amici” (“Intouchables”)

Guai a toccare “Gli Intoccabili” di Brian De Palma, blockbuster del 1987, con Sean Connery e Kevin Costner. E quindi, la commedia francese di Olivier Nakache e Eric Toledano, del 2011, ha dovuto accontentarsi del bruttissimo titolo “Quasi amici”, totalmente senza senso.

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7 – Come ammazzare il capo… e vivere felici” (“Horrible Bosses”)

La commedia di Seth Rogen, del 2011, si è beccata una traduzione italiana lunghissima e che offre già lo “spoiler” su un piatto d’argento. “Capi Orribili”? No, troppo semplice e banale. Eh già.

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8 – “Se mi lasci, ti cancello” (“Eternal Sunshine of  the Spotless Mind”)

Sulla scia del successo di “Se scappi, ti sposo”, in Italia i produttori decisero di fare delle traduzioni/clone che potessero portare più gente al cinema. Così il verso bellissimo dell’opera “Eloisa to Ableard”(1717) del poeta inglese Alexandre Pope, che tradotto significa “Infinita letizia della mente candida”, diventò – orribilmente – “Se mi lasci, ti cancello”. Stendiamo un velo pietosissimo.

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9 – “Quando la moglie è in vacanza” (“The seven year itch”)

Il cult di Billy Wilder, del 1955, con la grande Marilyn Monroe e Tom Ewell, tradotto dall’originale sarebbe “Il prurito del settimo anno”, riferito all’attrazione domata del protagonista verso quella bionda mozzafiato, anche se sposato da sette anni. Ebbene, in Italia si pensò di renderlo ancora più “malizioso” e tendenzioso. No comment.

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10 – “Atto di forza” (“Total Recall”)

Il titolo della pellicola di Paul Verhoven del 1990, con Arnold Schwarzenegger, fa riferimento alla Rekall, la compagnia capace di impiantare false memorie di viaggi mai accaduti attraverso un avanzato tipo di realtà virtuale. Dunque, la domanda è d’obbligo: quale sarebbe l’atto di forza della traduzione italiana?

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