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Morta a 65 anni la regista belga Chantal Akerman: “Si è suicidata”

Grande volto del cinema sperimentale degli anni 70, aveva presentato la sua ultima pellicola, ” No Home Movie”, pochi mesi fa al Festival di Locarno. La notizia ha lasciato tutti di stucco, soprattutto perché, secondo quanto dichiarato dal critico Jacques Aumont, si sarebbe suicidata.
A cura di Valeria Morini
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La notizia arriva dal quotidiano francese Libération: è morta a 65 anni la regista belga Chantal Akerman, nome fondamentale del cinema sperimentale e videoartista, attiva fin dagli anni Settanta. Una notizia che ha lasciato di stucco fan e addetti ai lavori, perché la cineasta si sarebbe suicidata, come rivelato da un post social del grande critico e teorico cinematografico Jacques Aumont: "Apprendo ora del suicidio di Chantal Akerman. Mi sembra una cosa irreale: non è possibile".

Nata a Buxelles nel 1950 da una famiglia di ebrei polacchi emigrati (i nonni furono deportati ad Auschwitz) la Akerman ha esordito con alcuni corti alla fine degli anni Sessanta, sull'onda dell'entusiasmo per il cinema di Jean-Luc Godard. Il primo lungometraggio, "Je, tu, il, elle", è datato 1974 (ma venne distribuito due anni dopo), ma la vera consacrazione arriva con "Jeanne Dielman, 23, quai du Commerce, 1080 Bruxelles" del 1975. Manifesto del cinema femminista, diario di una casalinga dedita alla prostituzione, fu definito dal New York Times  "il primo capolavoro femminile nella storia del cinema" ed è ancora fonte dichiarata di ispirazione per autori come gli americani Gus Van Sant e Todd Haynes.

Nel 1996 girò la commedia romantica "Un divano a New York", con William Hurt e Juliette Binoche, mentre nel 2011 portò alla Mostra di Venezia "La folie almayer". Era inoltre autrice di videoinstallazioni, ospitate in diverse gallerie internazionali (compresa la Biennale di Venezia). L'ultima apparizione pubblica risale a pochissimi mesi fa: ad agosto ha presentato al Festival di Locarno il documentario "No Home Movie", che appare oggi come il suo testamento spirituale. Nel film, la Akerman ha raccontato il rapporto con la madre Natalia, fuggita in Belgio nel 1938 per scampare ai pogrom e morta da poco.

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