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Nat e il segreto di Eleonora

I produttori della Gabbianella e il gatto producono questo piacevole cartone animato francese, adatto per bambini un po’ troppo placidi.
A cura di Emanuele Rauco
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Quasi tutti i bambini, e per bambini intendiamo quelli di qualunque età, si sono ormai abituati a un’animazione spettacolare, computerizzata, tonda e strabordante di colore: che sia Miyazaki, che sia la Pixar, il cinema d’animazione degli ultimi 15 anni ha l’obiettivo di espandere gli orizzonti narrativi e immaginifici dei propri spettatori. Per questo l’operazione realizzata da Dominique Monfery lascia spiazzati, e forse poco preparati, a un ritorno di un’animazione calda, morbida, infantile.

Prodotto dai realizzatori della Gabbianella e il gatto di D’Alò, il film racconta di Nat ragazzo sveglio ma che non sa leggere, al quale la defunta zia Eleonora lascia in eredità un stanza piena di libri. Nella quale scoprirà l’esistenza di un magico segreto. Avventura tranquilla e rilassante, scritta da Anik Leray mescolando l’impianto della Storia infinita con le suggestioni di Toy Story, la raffinata infanzia del disegno agli inserti computerizzati dell’animazione.

Proprio come il romanzo di Michael Ende, il film riflette sull’importanza del racconto e della scrittura, della lettura, ma soprattutto di un’immaginazione che sappia rendere viva e sempre attuale l’immaginazione e le favole: un film chiaramente per i più piccoli, breve e semplice, ma forse fin troppo levigato sia nell’andamento poco avvincente, sia nei grossolani tocchi digitali che limitano il tono tenero e melanconico del film. Che si segnala soprattutto per la contemporanea distribuzione nelle sale cinematografiche se sulla pay per view di Sky.

Emanuele Rauco

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