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Paolo Sorrentino, Enfant Prodige

Viene presentato oggi a Napoli un libro scritto da Paolo Sorrentino: Hanno tutti ragione.
A cura di Fanpage Admin
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paolo sorrentino

Scritto da lui, come tutti i suoi film, il libro di Paolo Sorrentino conferma la salute di questo autore che conosco per vie cinematografiche più che letterarie.

Là dove comincia "Toro Scatenato" di Martin Scorsese finisce Paolo Sorrentino nel monologo alla tv di Toni Servillo (l'uomo in più). Cercare similitudini tra i film è scontato, non si tratta ne di plagio ne di citazione ma di forza drammaturgia, di determinazione, di forza emotiva nel momento in cui lo sceneggiatore si siede davanti al suo foglio bianco, l'ultima immagine che viene in testa di solito è sempre la prima ad essere scritta.

Paolo Sorrentino fa il suo esordio con questo film, l'uomo in più, due storie parallele di due personaggi chiamati Antonio Pisapia, entrambi all'apice del successo, entrambi in discesa verso gli inferi, in solitudine, con epiloghi tanto simili quanto diversi. La solitudine è il tema principale di questo autore, in tutti i suoi film (l'amico di famiglia), la solitudine è meglio di una donna poiché una donna può far andare storte molte cose, soprattutto se una donna (le conseguenze dell'amore) riesce a perforare le difese di chi delle donne non si fida.

Quando Sorrentino gira i suoi film lo fa sempre in modo diverso, diverso per ogni film è lo stile di ripresa e diverse sono le strutture drammaturgiche delle sceneggiature, come se fosse alla continua ricerca di qualcosa, di qualcuno, di se stesso forse. Infatti è ricco di riferimenti il suo cinema, da Kubrick a Scorresse, da Tarantino a Elio Petri (il divo), è ricco poiché è sicuramente uno sceneggiatore che guarda molti film.

La storia di questo libro, edito da Feltrinelli è naturalmente attinente al tema della solitudine, molto caro a Sorrentino, la ricerca del successo, le donne, i soldi, solitudine estrema che trova appigli soltanto nella materia, nel passaggio temporaneo della vita, nulla di più nella fantasia di questi personaggi cinici e senza fede, che guardano, prendono e passano, poiché la morte è pur sempre la morte e nessuno di loro sembra avere nulla da perdere, e non avendo letto questo libro non so quali siano i suoi riferimenti, cinematografici o letterari. Però una cosa mi piacerebbe chiederla a Sorrentino se mai dovessi incontrarlo, e la mia domanda sarebbe questa: “perché Antonio Pisapia, Titta Di Girolamo, Gerremia De’Geremei e Giulio Andreotti non si scatenano mai?”

Sailor

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