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Paradiso amaro, quando la perfezione diventa incubo

George Clooney si scrolla momentaneamente di dosso l’etichetta da sex symbol per una delle sue interpretazioni più riuscite e profonde in assoluto, dopo il successo mondiale ottenuto con il thriller politico “Le Idi di Marzo”. Il film è candidato a 5 Oscar.
A cura di Ciro Brandi
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George Clooney si scrolla momentaneamente di dosso l’etichetta da sex symbol per una delle sue interpretazioni più riuscite e profonde in assoluto, dopo il successo mondiale ottenuto con il thriller politico “Le Idi di Marzo”. Il film diretto da Alexander Payne, basato sul romanzo di Kaui Hart Hemmings, intitolato “Eredi di un mondo sbagliato”, ha ottenuto cinque nomination agli Oscar 2012, tra cui miglior film, regia e attore protagonista. In “Paradiso amaro” (titolo originale “The Descendants”) Clooney è Matt King discendente di una facoltosa famiglia hawaiiana, è un marito indifferente ed un padre assente, ma quando la moglie Elizabeth entra in coma irreversibile, dopo un incidente in motoscafo al largo di Waikiki, si ritrova a mettere in discussione la sua vita. Matt si ritrova a dover recuperare il rapporto con le figlie, la ribelle Alexandra (Shailene Woodley) e la piccola Scottie (Amara Miller), di 10 e 17 anni, fino all'amara scoperta che la moglie aveva un amante. La vita perfetta di trasforma in un incubo dal quale sarà difficile svegliarsi.

Come dicevamo all’inizio, il bel Clooney in questa pellicola intrepreta un ruolo che lo allontana da quelli precedenti, senza correre il rischio di risultare poco credibile. Payne lo presenta come insicuro, ansioso, trasandato, un uomo normale che piomba dal paradiso all’inferno in brevissimo tempo, facendo i conti con una realtà tremenda e assolutamente inaspettata. All’improvviso scopre che la figlia più grande ha il vizio dell’alcol e che la sua amata moglie da tempo lo tradisce e aveva intenzione di chiedere il divorzio. Si ritrova quindi a dover fare il genitore per la prima volta e  ad accudire in ospedale sua moglie in coma irreversibile. Clooney è semplicemente bravissimo nel suo ruolo, probabilmente quello più riuscito di tutta la sua intensa carriera. Spontaneo, realistico, commovente, a tratti divertente, fragile e forte allo stesso tempo, il suo Matt King ci trasmette tutte le sue sensazioni, ci coinvolge nella storia dall’inizio alla fine. Le piccole protagoniste sono una spalla strabiliante, la regia di Payne e la fotografia di Phedon Papamichael sono ineccepibili e ci portano nel paradiso per antonomasia, le Hawaii, luogo in cui non ci sarebbe posto per l’angoscia e le debolezze, e che invece si rivela molto “amaro” per tutti i protagonisti della pellicola. L’Oscar è sempre più vicino.

Voto: 8

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