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Rodolfo Valentino moriva 90 anni fa, l’icona in 5 punti essenziali

Il suo nome è leggendario. Rodolfo Valentino è la più grande icona maschile del cinema muto e il mito è legato a grandi pellicole come “I quattro cavalieri dell’Apocalisse”, “Sangue e arena”, “Lo sceicco” e “la signora delle camelie”, ma, soprattutto, allo charme innato e alla misteriosa aurea di ambiguità che lo circondava.
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A cura di Ciro Brandi
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Il suo nome è, ormai, leggenda e il suo mito è legato al suo sguardo magnetico, alla sua bellezza quasi surreale e a pellicole come “I quattro cavalieri dell’Apocalisse”, “Sangue e arena”, “Lo sceicco” e “la signora delle camelie”. Rodolfo Valentino, re del cinema muto, all’epoca ha saputo catturare l’attenzione di tutto il mondo, grazie ai ruoli di eroe romantico, dell’avventuriero, del latin lover , del gangster, ma soprattutto allo charme innato che catturava lo spettatore anche stando fermo in scena, e alla misteriosa aurea di ambiguità che lo circondava. Il mito si spegneva il 23 agosto 1926, a soli 31 anni, proprio quando nel cinema ci fu l’avvento del sonoro e, qui di seguito, trovate i 5 punti essenziali che hanno fatto di Valentino un'icona immortale.

Le origini italiane

Il mito nasce a Castellaneta, in provincia di Taranto, il 6 maggio 1985 ed è il terzo di quattro figli di un veterinario italiano e di una dama di compagnia di una marchesa della cittadina. Valentino studia a Taranto e poi a Perugia, dove si trasferì dopo la morte prematura del padre. Purtroppo fu cacciato dal collegio per la sua condotta e, nel 1909, fallì anche il tentativo di entrare nel Collegio Navale Morosini della Marina a Venezia. Successivamente, riuscì a diplomarsi in agraria a Genova, per poi tornare a Taranto. Dopo poco tempo, l’artista decide di andare a Parigi, dove affinò le sue capacità di ballerino e dove fece i lavori più disparati per mantenersi.

I grandi film

Dopo vari film di scarso seguito, l’attore, sbarcato ad Hollywood il 23 dicembre 1913, viene ingaggiato dal regista Rex Ingram per “I quattro cavalieri dell’Apocalisse”(1921). Il ruolo del bel tenebroso Julio Desnoyers lo rende famoso in tutto il mondo e lo lancia nell’Olimpo di Hollywood, facendolo diventare un sex symbol assoluto e dandogli l’immagine da latin lover magnetico e irresistibile. Con Ingram (col quale, si dice, avesse anche un presunto legame affettivo, come con altri uomini, nel corso degli anni) girò anche “La commedia umana”(1921), per poi approdare ai successi “La signora delle camelie”(1921), di Ray C. Smallwood; “Lo sceicco”(1921), di George Melford; “L’età di amare”(1922) di Sam Wood e “Sangue e arena”, diretto da Fred Niblo.

Gli amori

Seduttore nato, Valentino non è stato, però, con tantissime donne, almeno considerando quelle ufficiali. Nel 1918, l’attore perde anche la madre e, nello stesso anno, conosce l’attrice Jean Acker, che sposerà nel novembre 1919. I due, però, si separeranno pochissimo tempo dopo. Il 17 marzo 1923, il divo sposò l’attrice Natasha Rambova, incontrata sul set de “La signora delle camelie”, ma dopo pochi giorni, fu accusato di bigamia perchè non aveva ancora ufficializzato il divorzio dalla Acker. Fortunatamente, la situazione fu chiarita e, un anno dopo, i due poterono sposarsi regolarmente. Negli ultimi anni della sua vita, ha avuto una relazione con l’attrice Paola Negri. Presumibilmente, Valentino ebbe anche delle relazioni omosessuali con il regista – suo mentore – Rex Ingram, e con i colleghi Paul Ivano e André Daven, ma, naturalmente, non sono mai state confermate.

La morte a 31 anni

Il mito si spense il 23 agosto 1926, a 31 anni, al Polyclinic Hospital di New York, dove fu ricoverato per un’ulcera gastrica. In seguito, fu colpito da peritonite e subì un’operazione, ma il tentativo di salvarlo fu inutile. Per i suoi funerali furono organizzati due cortei funebri, uno a New York e l’altro ad Hollywood e la notizia della sua morte provocò isterismi vari e, addirittura, suicidi. Le sue spoglie furono portate al Mausoleo della Cattedrale dell’Hollywood Memorial Park – l’attuale Hollywood Forever Cemetery, di Los Angeles. Il film “Il figlio dello sceicco”, per la regia di George Fitzmaurice, uscì postumo, sempre nel 1926.

Gli omaggi e i tributi

Tantissimi sono gli omaggi e i tributi che la sua città natale, Castellaneta, ha riservato al suo famosissimo e immortale cittadino. Esistono, infatti, il Museo-Fondazione Rodolfo Valentino e una scultura realizzata da Gheno, in maiolica, che raffigura il personaggio interpretato dal divo nel suo ultimo film, “Il figlio dello sceicco”. In più, in occasione del centenario della sua nascita, nel 1995, furono organizzate tantissime manifestazioni in suo onore. Inoltre, nel 1972, sono stati istituiti il Premio Rodolfo Valentino, assegnato a grandi divi del cinema e anche il Premio Rodolfo Valentino Italian Excellence e il Premio Città di Rodolfo Valentino.

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