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Tomas Milian nei suoi 7 film essenziali

L’indimenticabile Tomas Milian, nella sua lunghissima carriera, iniziata nel 1959, ha girato più di 100 pellicole, passando dal western al poliziesco, dalla commedia al dramma, lavorando con i più grandi nomi del nostro cinema. Per rendergli omaggio, ecco 7 film essenziali che non potete non aver visto.
A cura di Ciro Brandi
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Il compianto Tomas Milian, morto all’età di 84 anni, è stato un vero animale da palcoscenico. Noto, soprattutto, per i ruoli del maresciallo Nico Giraldi e del ladruncolo romano Er Monnezza, l’attore ha girato nella sua lunghissima carriera più di 100 film (dal 1959 al 2014), passando dai western ai polizieschi, dalla commedia al dramma. Milian ha collezionato una serie infinita di successi, lavorando con i più grandi nomi del cinema italiano, tra cui spiccano Mauro Bolognini, Nanni Loy, Sergio e Bruno Corbucci, Lucio Fulci, Umberto Lenzi, Sergio Martino, Bernardo Bertolucci, Michelangelo Antonioni e tantissimi altri. Per rendergli omaggio nel migliore dei modi, di seguito trovate 7 film essenziali della sua immensa filmografia, che danno appieno l’idea del suo unico ed indimenticabile magnetismo.

“Se sei vivo spara”(1967)

Il film di Giulio Questi vede Tomas Milian nei panni di Hermano, un bandito messicano che, dopo una rapina ai soldati dell’esercito, sarà tradito dai membri americani della sua stessa banda e riesce a sopravvivere ad un esecuzione sommaria. Da quel momento, il suo unico scopo sarà recuperare la refurtiva, incontrando sulla sua strada, cowboy sempre più spietati e avidi di oro. La pellicola di Questi si distingue, da tutti gli altri spaghetti-western, per l’estrema violenza e per le scene raccapriccianti che gli causarono non pochi problemi con la censura. Il film fu, infatti, vietato ai minori di 18 anni, sequestrato e tornato in circolazione solo nel 1975, con il titolo “Oro Hondo” e con molti tagli. Sta di fatto che, la performance di Tomas Milian, allora 34enne, resta una delle più belle e riuscite in assolute (relative a quel genere), dato che riuscì a destreggiarsi in una sorta di “esperimento” cinematografico che, in seguito, farà da punto di riferimento per moltissimi registi.

“Non si sevizia un paperino”(1972)

Il maestro Lucio Fulci, nel 1972, faceva uscire nelle sale il suo capolavoro, il thriller “Non si sevizia un paperino”, ispirato a fatti reali, relativi ad alcuni omicidi di bambini avvenuti a Bitonto, nel 1971. Milian è nei panni del giornalista di cronaca nera Andrea Martelli, che indagherà, con i carabinieri, ai delitti di alcune piccole vittime, in un paesino lucano. Alla fine, arriverà ad una cocente scoperta che metterà a repentaglio la sua stessa vita. Fulci gioca con la superstizione, con l’ancestralità di un paesino sperduto (immaginario) che rappresenta la mentalità retrograda di una parte d’Italia (ma anche del resto del mondo), con l’erotismo, la suspense, miscelate con fatti orrendi di cronaca nera. La censura fu impalcabile (fu vietato ai minori di 18 anni) soprattutto per le scene di violenza, ma non fermò gli incassi, che arrivarono a 1.125.965.763 di lire.

“Milano odia: la polizia non può sparare”(1974)

Il poliziesco-noir di Umberto Lenzi è uno dei più completi e violenti del grande e indimenticabile regista toscano. Milian è nei panni di Giulio Sacchi, uno dei peggiori delinquenti in circolazione, nella Milano degli anni ’70, che per accelerare la sua ascesa nel mondo della malavita, decide di rapire la figlia di un commendatore. Sulle sue tracce, si metterà il commissario Walter Grandi (Henry Silva) che capisce subito la gravità della situazione e i potenziali e orribili risvolti. Sarà un testa a testa all’ultimo sangue. La regia di Lenzi si rifà molto agli americani nella narrazione e nella struttura, miscelando più generi e non restando ancorato al classico poliziottesco. Le figure di Milian e di Silva sono specchio degli scontri di classe dell’epoca e del clima confuso e disordinato in cui versava la società e, di conseguenza, delle forze dell’ordine, costrette ad agire in maniera individuale e non seguendo le proprie regole. Un cult che mostra lo spaccato di un’epoca che, temporalmente, ci appare lontana, ma che non si discosta poi tanto dalla contemporaneità. Infine, impossibile non ricordare le musiche del maestro Ennio Morricone che fanno da cornice perfetta.

“Squadra volante”(1974)

Stelvio Massi è il regista di quest’altro poliziottesco che vede contrapporsi “Il Marsigliese”(Gastone Moschin), feroce e astuto bandito, e Tomas Ravelli (Tomas Milian), ispettore dell’Interpol, arrivato da Marsiglia. L’uomo si metterà sulle tracce del delinquente, dopo che al banda di quest’ultimo, durante una rapina avvenuta cinque anni prima, gli ha ucciso la moglie. Ravelli lo raggiungerà sulle rive del Po, dove avrà la sua vendetta. Girato a Pavia, il film vede Milian, per la prima volta non doppiato da Ferruccio Amendola, in perfetta sintonia col cattivissimo (e bravissimo) Moschin, che nel finale sembra omaggiare ancora i grandi classici western. Perfette fotografia e montaggio, così come le musiche di Stelvio Cirpiani, che uniti alla sapiente tecnica registica di Massi – vero e proprio maestro del poliziesco italiano – offrono un prodotto di qualità superiore.

“Il trucido e lo sbirro”(1976)

Umberto Lenzi dirige ancora Tomas Milian, ma stavolta nei panni di Er Monnezza (soprannome di Sergio Marrazzi), il ladruncolo borgataro nato da un’idea di Lenzi e dello sceneggiatore Dardano Sacchetti. Nel film del 1976, il commissario Sarti (Claudio Cassinelli) farà evadere Er Monnezza per cercare Brescianelli (Henry Silva), un bandito che ha rapito una bimba, gravemente malata e bisognosa di un trapianto. Er Monnezza accetterà l’incarico, facendosi aiutare da tre suoi amici, Il Calabrese (Biagio Pelligra), Er Cinico (Robert Huindar) e Vallelunga (Giuseppe Castellano). Primo film della saga di Er Monnezza, il film fu vietato ai minori di 14 anni ma questo non impedì alla pellicola d’incassare circa 510 milioni di vecchie lire e di dare il via alla grande alle avventure del mitico e indimenticabile personaggio di Milian, che vedremo in seguito ne “La banda del trucido”(1977), di Stelvio Massi; “La banda del gobbo”(1977), di Umberto Lenzi e “Il lupo e l'agnello”(1980), diretto da Francesco Massaro.

“Squadra Antiscippo”(1976)

Nel film del maestro Sergio Corbucci, fa la sua prima apparizione il personaggio di Nico Giraldi, detto “er Pirata”, maresciallo romanzo della Polizia di Stato, ed esperto e scaltro poiché ex ladro. Interpretato da Tomas Milian. In questa prima pellicola, Giraldi è agente della squadra antiscippo che si occupa anche dei ricettatori. Uno dei più astuti di questi è “Il Baronetto”(Guido Mannari), che Giraldi userà come esca per incastrare un diplomatico statunitense, a capo di un giro enorme di riciclaggio di denaro sporco. Si tratta solo del primo di 11 film (usciti al cinema dal 1976 al 1984) che faranno entrare nel cuore degli italiani questo romanaccio dallo stile inconfondibile, amante di Rocky Balboa e di Al Pacino e protagonista di una serie di avventure appassionanti e coinvolgenti.

“Delitto al ristorante cinese”(1981)

Il film di Bruno Corbucci, del 1981, è uno stracult della commedia poliziesca degli anni ’80. Protagonista è sempre Nico Giraldi che, stavolta, indagherà sull’omicidio di un uomo, avvenuto in un ristorante cinese di Roma per avvelenamento. Aiutato  dall’aiuto cuoco Bombolo e dal vice direttore Vincenzo Quagliarulo (Enzo Cannavale), Giraldi scoprirà che nel delitto è coinvolto anche il proprietario del ristorante, Chan Zeng Piao (John Chan). Risate infinite, dall’inizio alla fine, con Milian nel doppio ruolo di Giraldi e del cinese Ciu Ci Ciao, la coppia d’assi della commedia all’italiana Bombolo/Cannavale e la sceneggiatura scritta dal regista, a quattro mani con Mario Amendola, piena di battute al fulmicotone che si snodando tra inseguimenti vari e un finale a sorpresa. Da recuperare assolutamente.

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