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Tutti Contro Tutti, la guerra tra poveri di Rolando Ravello (RECENSIONE)

Rolando Ravello presenta la sua commedia amara, fotografia di un’Italia reale e troppo spesso ignorata dal cinema italiano. “Tutti Contro Tutti” in uscita il 28 febbraio diverte e commuove, riscattando un genere oramai mortificato.
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A cura di Aureliano Verità
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Una commedia amara che fa ridere, fa riflettere, che emoziona. Rolando Ravello è comparso per la prima volta sul grande schermo nel 1995 come protagonista di “Romanzo di un giovane povero”, film di Ettore Scola in concorso al Festival di Venezia, nel quale interpretava un ragazzo frustrato e depresso, laureato da sei anni e in attesa di un lavoro che non arriverà mai. L'influenza del grande regista campano si sente forte in questa prima opera di cui Ravello firma la regia e la sceneggiatura, scritta insieme a Massimiliano Bruno, il Martellone di “Boris” regista di “Viva L'Italia” e Agostino Cordì, che questa storia l'ha vissuta sul serio. Nel giorno della prima comunione del figlio Lorenzo, con tutta la frenesia che accompagna un'occasione importante come questa, la famiglia sta per scoprire una notizia sconvolgente. Agostino, sua moglie Anna, il cinico Nonno Rocco, i due figli Erica e Lorenzo insieme alla famiglia del cognato, Sergio, Romana e i loro figli Rossana e Luca, arrivati sul pianerottolo e pronti a entrare, trovano la porta chiusa, una serratura diversa e qualcuno dentro quella casa che fino a poche ore prima era di loro proprietà o almeno in parte, visto che erano in affitto senza nemmeno conoscere il reale proprietario dell'abitazione.

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Sta per iniziare una guerra senza esclusione di colpi, tragicomica e a tratti grottesca. A combattere non sono altro che poveri, simbolo di quelle tante persone che tutti i giorni combattono per il diritto inalienabile ad avere un tetto sotto il quale dormire. Una storia che con grande facilità fa entrare in empatia con ogni personaggio, con i suoi turbamenti e con i propri drammi quotidiani, strappando tante risate pur trattando un tema non facile e ostico al cinema italiano. “Tutti Contro Tutti” nasce da una storia vera, passa per il teatro dove la Dandini ha voluto che Ravello recitasse ogni singolo personaggio con l'accompagnamento di Alessandro Mannarino (che firma la colonna sonora del film) e approda al cinema grazie alla lungimiranza di Procacci, che ha chiesto all'attore di trasporlo cinematograficamente. Agostino e la sua famiglia sono i tipici eroi moderni, sono quelle persone che potresti incrociare per strada e che nel loro mondo, combattono costantemente una battaglia ai limiti dell'immaginabile.

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Non era facile mettere in scena una commedia simile, tanto realistica quanto divertente, non era facile interpretarla ma tutti, grazie alla direzione di Ravello, sono riusciti a dare il meglio, non recitando bensì vivendo la propria parte. Dal regista stesso che si è ritagliato il ruolo da protagonista, fino alla moglie Anna, una commovente Kasia Smutniak, passando per Marco Giallini che riesce a controllare la sua sfrenata romanità, in favore di un personaggio che non eccede mai e Lidia Vitale, che nei luoghi in cui è ambientato il film c'è cresciuta. Il film regala una chicca vera e propria, l'esplosiva figura del Nonno, interpretato da Stefano Altieri, per la prima volta sul grande schermo in un ruolo di spicco. Impressiona per la sua bravura e per i tempi comici degni di quella commedia all'italiana che forse oramai neanche riusciamo a ricordare. Un film che fa bene al nostro cinema, che ci riscatta da quella carrellata di commedie vuote alle quali ci hanno abituati in questi anni e che si prefigge di divertire commuovendo, riuscendo nell'intento senza il minimo sforzo.

Voto complessivo: 8.5

La conferenza stampa

TUTTI CONTRO TUTTI - conferenza stampa 1

Questa mattina il regista insieme al cast e ai produttori Fandango e Warner hanno presentato il film alla stampa romana, toccando tutti i temi trattati nella pellicola fino ai dietro le quinte più improbabili, raccontandoci quanto segue.

Come è nato questo progetto?

Rolando Ravello: nasce sei anni e mezzo fa da una telefonata che mi ha fatto il vero Agostino. Gli avevano letteralmente rubato, come succede nel film, solo che nella storia reale, Agostino è tornato nella sua abitazione. Con Massimiliano abbiamo iniziato a ragionare sull'ipotesi in cui il protagonista non fosse riuscito a tornare a casa. Prima abbiamo scritto un soggetto che la Dandini ci ha chiesto di rendere un monologo che è stato portato a teatro, dopodichè, Domenico (Procacci) ci ha proposto di trasporre cinematograficamente il tutto.

Che ne pensate dei vostri personaggi?

Kasia Smutniak: far parte di questa visione quasi fiabesca anche se molto realistica di Rolando è stato un onore e una gran prova di recitazione. Specialmente nella parte iniziale, quella in cui si studia la propria parte, Rolando mi ha aiutato a preparare il personaggio con grande facilità e mi ha aiutato a non pensarci neanche più nel momento in cui ero sul set.

Marco Giallini: diciamo che il punto di forza del mio personaggio è quando pitturo le finestre, ho fatto sei anni l'imbianchino, mi sono sentito particolarmente adatto alla parte. Scherzi a parte, avere un attore come Rolando Ravello vicino ha reso tutto più semplice. La storia racconta di una realtà che da adolescente ho vissuto, non ho rubato casa a nessuno ma conosco bene queste dinamiche, mi ci sono rivisto parecchio.

Lidia Vitale: anche io mi sono sentita, per così dire, a casa. Sono nata nella zona dove è stato girato il film e quelle storie lì le conosco anche io da quando sono piccola, le ho viste e vissute da vicino. Non c'è stato molto da lavorare sul personaggio, c'era da stare in quel luogo e da tornare alle origini.

Rolando Ravello: Tra l'altro, ricollegandomi a quello che dice Lidia, con lo scenografo abbiamo cercato un posto che potesse essere decontestualizzato e che potesse rappresentarci tutti, che non fosse strettamente relegato a Roma. In questo la zona di Corviale e del Trullo erano perfette.

Stefano Altieri: il mio personaggio è un nonno che oggi è difficile trovare in famiglia, il vecchio che ultimamente viene mandato in ospizio o in una casa di cura. È un anziano che rompe le scatole, ma alle volte è decisivo e molto più pragmatico del nipote. È stato difficile in realtà recitare sul pianerottolo tutte quelle scene ma ho trovato un troupe magnifica e composta da persone educate, molto educate. Sono contento di averlo fatto e ringrazio la produzione per avermene dato la possibilità, mi ha molto gratificato questo ruolo.

È uno di quei film italiani piuttosto rari che racconta quello che succede realmente, perchè quasi nessuno prova a fare quello che avete fatto voi?

Rolando Ravello: so perchè l'abbiamo fatto noi. Sia io che Massimiliano abbiamo una certa sensibilità rispetto a queste tematiche, volevamo raccontarle in questo modo semplice e diretto, senza tanti pietismi. Io ringrazio la Fandango e la Warner per aver creduto nel progetto a scatola chiusa e l'hanno fatto con cuore e con passione. Io ieri sera mi sono ritrovato a piangere come un cretino perchè mi sono accorto di avere intorno delle persone che hanno fatto questo film volendosi bene e credendoci davvero.

Massimiliano Bruno: è molto complicato fare film del genere, in Italia certe cose incassano altre no e quindi diventa uno spauracchio per cui molti produttori si tirerebbero indietro. Domenico invece ha creduto fermamente nella storia. È un testo molto difficile perchè nel nostro Paese non si affrontano certe tematiche ma spero vivamente sia un ritorno a un certo tipo di commedia all'italiana di cui ci siamo dimenticati del tutto.

Per i produttori, come è nata questa collaborazione?

Domenico Procacci (Fandango): è la prima volta che collaboriamo con la Warner e ce n'è già un'altra in programma, è il prossimo film di Giovanni Veronesi, ma già con questa pellicola abbiamo avuto un buon inizio direi. Questo è il primo e posso solo che essere contento di come è andata fin'ora. In Italia è molto difficile non fare film che siano commedie, quindi farle toccando temi che sono utili e interessanti come questo secondo me è la chiave migliore. È stato anche il modo di lavorare durante la preparazione del film, lo studio che s'è fatto, abbiamo realizzato un documentario con Rolando stesso, presentato tempo fa a un Festival a Roma. Quello è un altro modo di raccontare l'argomento in chiave molto più seria ma la commedia non toglie nulla, può semplicemente aiutare a veicolare meglio determinati argomenti.

Nicola Maccanico (Warner): io non posso che sottoscrivere quello che ha detto Domenico, spero che la collaborazione possa continuare così. Le parole di Rolando valgono anche per la Fandango, non tutti i produttori ti accompagnano per tutto lo svolgimento del film. Se il film va bene, è merito di tutti, se va male è colpa solo della distribuzione e questo con la Fandango non succede. È il risultato di un lavoro di squadra e non posso non ringraziarli. Abbiamo parlato spesso dei motivi per il quale il cinema italiano sta andando male e nell'ultimo periodo abbiamo avuto film che chiamavano pubblico in sala ma che facevano rimanere delusi gli spettatori, ecco, Tutti Contro Tutti è ben diverso, ha una chiamata forse più debole ma sicuramente farà bene al cinema nostrano.

Come avete lavorato con Alessandro Mannarino per la colonna sonora?

Rolando Ravello: quello che ho chiesto ad Alessandro, come a ogni altro reparto tecnico è stato di mantenerci su un confine tra la favola urbana e il neorealismo, stile che girando in periferia era inevitabile affrontare. Ad Alessandro ho detto di raccontare un altro strato, come se il film fosse girato interamente sotto un tendone da circo e c'è riuscito, le musiche aiutano la comprensione della pellicola.

Alessandro Mannarino: devo dire che Rolando è stato molto presente anche durante la composizione delle musiche, aveva il film in testa ancora prima di girarlo. La nostra avventura è iniziata in teatro e io stesso sono legatissimo al progetto. La prima cosa importante che ho fatto è stata proprio Agostino con Rolando a teatro, quindi oltre all'aspetto professionale c'è un amore per i personaggi e per la storia. Siccome ci tenevo particolarmente a confrontarmi con il mondo del cinema che ha un linguaggio completamente diverso da quello della musica, ho chiesto aiuto a Tony Brundo, siciliano doc, con cui abbiamo lavorato insieme agli arrangiamenti musicali.

Che tipo di impronta attoriale avete cercato di dare agli attori? Sono risultati tutti quanti equilibrati nella parte?

Rolando Ravello: ho scelto il cast in base alla qualità e poi è stato semplice perchè quello che ho chiesto a tutti gli attori è stato di essere assolutamente radicati al suolo, di essere concreti senza calcare la battuta perchè la miscela che volevo trovare è proprio quel confine su cui si muove la commedia.

Pensi di continuare dopo questa prima esperienza alla regia?

Rolando Ravello: ne stiamo parlando da un po' anche con Massimiliano (Bruno) e non saprei, mi piacerebbe però non ne ho idea al momento, si vedrà. Si farà un sequel di queto film magari, “Agostino la vendetta” o “Agostino occupa la Santa Sede”, tanto di questi tempi cadrebbe a pennello.

Chi è questo genio di Stefano Altieri (il nonno)? Sembra la reincarnazione di Bombolo. Il film stessoè molto simile a quelle vecchie pellicole con Pippo Franco e Bombolo, molto zingarelliano certo, ma quelle atmosfere sembrerebbe avercele tutte.

Stefano Altieri: Non è che mi gratifichi tanto anche perchè sono proprio molto lontano da certi clichè. Sono un attore di teatro e questo mi basta. Io rido su questioni di costanza, su argomenti concreti e cerco di far ridere il pubblico con le stesse cose. Quando ho visto il film ho avuto anche dei complimenti da certe signore insomma ecco, la volgarità che si può riscontrare è passata con leggerezza. È la mia prima apparizione al cinema con una parte importante, spero di essere riuscito al meglio.

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