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Wes Craven moriva un anno fa, ecco i suoi 5 film essenziali

Uno dei più stimati maestri del cinema horror moriva il 30 agosto 2015 per un cancro al cervello. Della sua filmografia, composta da 20 pellicole, fanno parte la saga di “Nightmare” e Scream”, ma Craven è stato anche il regista del cult “L’ultima casa a sinistra”, che suscitò non poche polemiche. Ecco, quindi, i suoi 5 film essenziali che hanno segnato vari decenni, dagli anni ’70 ai Duemila.
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A cura di Ciro Brandi
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Wes Craven, uno dei più stimati maestri dell’horror del cinema mondiale, si spegneva il 30 agosto 2015, a 76 anni. Nella sua carriera, ha girato 20 pellicole per il grande schermo e circa 6 tra serie e film tv, comparendo anche in vari e brevi camei. Naturalmente, tutti ricorderanno subito la saga di “Nightmare” e “Scream”, ma Craven è stato anche il regista del cult “L’ultima casa a sinistra”, il suo primo film del 1972 che suscitò non poche polemiche, e di altre pellicole che sono entrate nella storia del cinema del genere. Quali sono, però, i suoi 5 film essenziali che hanno segnato i vari decenni a partire dagli anni ’70 ad oggi? Beh, sono cinque, e dovete recuperarli assolutamente tutti, qualora non li aveste ancora visti.

“L’ultima casa a sinistra”(1972)

Il primo film di Craven, del 1972, suscitò tantissime polemiche per l’estrema crudezza delle immagini e della storia. Il film racconta la raccapricciante e angosciante vicenda di Mari (Sandra Cassel) e Phyllis (Lucy Grantham), due adolescenti che decidono di passare insieme nel giorno del compleanno della prima. Le ragazza andranno a casa di amici per fumare marijuana, ma non sanno che, nell’appartamento, c’è uno psicopatico, Krug (David Hess) che, con gli altri ragazzi, terrà imprigionate le amiche, violentandole, uccidendole e rifugiandosi a casa dei genitori di Mari. Qui, troveranno pane per i loro denti. La trama del film è ispirata a quella de “La fontana della vergine” (1960), di Ingmar Bergman, vincitore del Premio Oscar come Miglior film in lingua straniera ma Craven spinse il piede sull’acceleratore della violenza e delle immagini angoscianti, facendo i conti con la censura e la critica. La pellicola non fu subito un cult ma, certamente, un caso cinematografico, diventato poi, con gli anni, un piccolo capolavoro del genere in cui l’impronta di Craven, la sua regia aggressiva e d’impatto, la cura di ogni dettaglio e l’inserimento di elementi “comici” nella tragedia più totale, è inconfondibile. Se pensate che è stato girato nel 1972, allora noterete ancora di più che è il film pieno di elementi che saranno ripresi da tantissimi altri registi negli anni a venire.

“Le colline hanno gli occhi”(1977)

“Le colline hanno gli occhi” è stato definito, da molti addetti ai lavori, uno dei migliori film horror degli anni ’70 e, probabilmente, quello più riuscito di tutta la filmografia del regista. Craven racconta la storia della famiglia Carter che, mentre è in viaggio per la California, decide di visitare una miniera d’argento abbandonata. I Carter però non sanno che le colline sono abitate da una famiglia di selvaggi che inizierà ad ucciderli, uno ad uno, e a cibarsene. Nel 2006, il regista Alexandre Aja ne ha fatto un degno remake ma, sinceramente, la pellicola di Craven resta ineguagliabile sul piano narrativo e registico, dimostrandosi, come sempre, all’avanguardia e capace di risultare spaventosamente moderna, a quasi 40 anni di distanza.

“Nightmare – Dal profondo della notte”(1984)

Il film horror cult per eccellenza, degli anni ’80 è, senza alcun dubbio, “Nightmare – Dal profondo della notte”. Il primo film del lunghissimo e amatissimo franchise ha segnato l’esordio sul grande schermo del personaggio di Freddy Krueger (interpretato da Robert Englund), il mostro assassino con il guanto dotato di lame che compare negli incubi di alcuni malcapitati ragazzi, rei di averlo fatto bruciare dai genitori in passato. Giocando con il binomio sogno/incubo, Craven non ha fatto più chiudere occhi agli spettatori, inventandosi scene originalissime, spettacolari e girate benissimo, mai viste prima di allora al cinema. Gli effetti speciali di Jim Doyle e la fotografia di Jacques Haitkin sono tra i pilastri dell’intera pellicola dove figurano, tra l’altro, i protagonisti Heather Langenkamp (Nancy) e un giovanissimo Johnny Depp (Glen Lantz), al suo esordio. Tra i vari sequel e spin-off (forse troppi), nel 2010, è uscito anche il remake “Nightmare”, diretto da Samuel Bayer e prodotto da Michael Bay, ma il film originale di Craven è, ormai, storia.

“Scream”(1996)

Con “Scream”, Craven ha continuato a segnare un’epoca. Il regista mette al centro della scena Sidney (Neve Campbell) una giovane di Woodsboro, California, che viene sconvolta – come tutti gli altri concittadini – da una serie di omicidi messi in atto da un assassino che si nasconde dietro ad una maschera (Ghostface), che ricorda “L’urlo” di Munch, e che si diverte a a sottoporre alle sue vittime indovinelli sul mondo del cinema. Mescolando sempre, sapientemente, ironia, thriller e horror,  giocando con gli stereotipi del genere (e ispirando anche la serie comica “Scary Movie”), Craven riesce, ancora una volta, a portare nelle sale milioni di spettatori, riuscendo ad incassare più di 173 milioni di dollari globalmente, partendo da un budget di soli 14. “Scream” piombò come un fulmine a ciel sereno nella cinematografia mondiale, portando una ventata di freschezza all’horror, dando il via ad altri tre sequel (meno riusciti) e ad un adattamento televisivo. Se vie è capitato di rivederlo oggi, avrete sicuramente notato che le emozioni e l’adrenalina di 20 anni fa sono rimaste le stesse, segno che la modernità di Craven è , decisamente, uno dei suoi tratti distintivi più significativi.

“Red Eye”(2005)

“Red Eye”, con Rachel McAdams e Cillian Murphy, si discosta un po’ dai film precedenti di Craven, incanalandosi nel filone dei thriller psicologici. Protagonista è Lisa Reisert (McAdams), una ragazza in volo per Miami, che ha come vicino Jackson, un uomo che ha il compito di uccidere un ricco e potente uomo d'affari e Lisa deve aiutarlo. Se la donna si rifiuta, suo padre sarà ucciso da un complice che attende solo la chiamata di Jackson. In 75 minuti di film, il regista ci tiene incollati alla poltrona, magnetizzati dallo sguardo diabolico e glaciale di Cillian Murphy e in preda alla suspense, che cresce di minuto in minuti, fino al (forse troppo prevedibile) climax finale. La pellicola ha ricevuto tante nomination in giro per il mondo, lanciando i due bravissimi protagonisti principali verso l’Olimpo di Hollywood. Da recuperare.

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