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Addio a Maria Pia Fusco, grande critica cinematografica e sceneggiatrice

Grande firma di Repubblica, fu anche autrice di script negli anni Settanta, da Salon Kitty di Tinto Brass alla trilogia non ufficiale di Emmanuelle e agli Sturmtruppen.
A cura di Valeria Morini
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La critica cinematografica italiana piange la scomparsa di Maria Pia Fusco, importante giornalista de La Repubblica nonché sceneggiatrice. La Fusco è morta a Roma la sera del 13 dicembre a 77 anni, dopo una malattia breve e fulminante. La settima arte era la sua passione più grande, espressa attraverso le pagine delle sue recensioni ma anche quelle dei suoi script: sceneggiò, tra le altre cose, un classico del cinema erotico come "Salon Kitty" di Tinto Brass.

Nata nella Capitale l'8 luglio del 1939, ebbe una "giovinezza da ribelle", per sfuggire, come le stessa amava raccontare, alle regole del padre carabiniere, e visse per un periodo a Londra. Amica di Bernardo Bertolucci, Ken Loach e Roman Polanski, è stata una firma di prestigio su La Repubblica; tra i suoi lavori più noti, il reportage dalla villa di Stanley Kubrick.

Il lavoro da sceneggiatrice: da Tinto Brass a Emmanuelle e Sturmtruppen

Meno nota, ma importante, la sua già citata attività come sceneggiatrice, cui esordì nel 1972 con "Barbablù" di Edward Dmytryk, con Richard Burton, Raquel Welch e Virna Lisi. Di quel film curò peraltro anche la colonna sonora. Seguirono "Daniele e Maria", Gli ultimi 10 giorni di Hitler", "Salon Kitty" di Brass, la trilogia non ufficiale dedicata all'icona del cinema erotico anni Settanta Emanuelle ("Emanuelle nera: Orient reportage", "Emanuelle in America", "Emanuelle – Perché violenza alle donne?"), "Il maestro di violino" e i due film di "Sturmtruppen" con Renato Pozzetto, Cochi Ponzoni e Massimo Boldi, ispirati ai celebri fumetti satirici di Bonvi. Su Twitter, la ricordano con affetto colleghi come Enrico Magrelli e Marco Giusti, ma anche i registi cinematografici Giovanni Veronesi e Gabriele Muccino.

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