Alberto Sordi: vizi privati e pubbliche virtù dell’italiano medio
In questi giorni di celebrazione per i 150 anni dell'Unità dell'Italia, facciamo un omaggio a uno degli artisti che ha contribuito con la sua opera a raccontare la costante evoluzione del paese in cui viviamo: il grande Alberto Sordi. Un artista a tutto tondo, capace di immaginare e rappresentare in maniera coerente, benché alcune volte in modo chiaramente caricaturale, il popolo e la società italiana, riuscendo a rappresentare, al di là delle altre storie d'Italia illustri, l'italiano medio.
A partire da gli anni '50 il successo di Alberto Sordi esplode grazie a pellicole a dir poco immortali come Lo Sceicco Bianco e I Vitelloni, diretti da Federico Fellini, Un giorno in pretura ed Un americano a Roma, diretti da Steno. In questi film Alberto Sordi, comincia a gettare le basi per quella che sarà la sua immagine dell'italiano medio: i suoi personaggi sono un pò vigliacchi, fanfaroni ed infantili. Emblema di questa prima versione del suo italiano, sarà il sognatore di Un giorno in pretura e di Un americano a Roma: Nando Mericoni, un ragazzo perso nel sogno americano che conquisterà il pubblico italiano. Attraverso gli innumerevoli ruoli interpretati nelle pellicole della commedia all'italiana, Alberto Sordi riuscirà a modellare ed affinare sempre di più il suo italiano medio, regalandoci un'immagine spietata e divertita degli aspetti più mediocri che l'italianità ha rappresentato dal dopo guerra in poi.
Personaggi e personalità, ripresi anche da regista in film quali Fumo di Londra, Polvere di Stelle, Un italiano in America, Finché c'è guerra c'è speranza, fino al Il tassinaro dove Alberto Sordi da protagonista diventa osservatore di quella società italiana che passa per il taxi di Pietro. Una carriera vastissima e complessa, basti pensare che Alberto Sordi, nel 1980, ha girato il primo film sulle intelligenze artificiali, ovvero Io e Caterina, dove un ricco borghese acquista un robot dalle fattezze femminili che ben presto svilupperà dei sentimenti per lui. Nell'ultimo periodo della sua carriera ha quasi voluto passare il testimone di osservatore della società italiana a Carlo Verdone, recitando con lui nelle pellicole In viaggio con papà e Troppo forte, quest'ultimo diretto proprio dall'erede ideale.
Per un terzo della storia italiana Alberto Sordi ha raccontato, con spietata sincerità, forse il peggio di ogni italiano, ha però anche lasciato intravedere le lacrime ed il cuore puro e pulsante di un popolo forse un pò immaturo ma pronto alla sofferenza e alla redenzione.
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