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Anohni, la trans nominata agli Oscar 2016 boicotta la cerimonia: “Non invitata a esibirmi”

La voce del gruppo Antony & The Johnson denuncia un trattamento ingiusto da parte dell’organizzazione degli Oscar, che ha invitato ad esibirsi sul palco tutti gli artisti nominati per la miglior canzone, tranne lei. Precisa: “Non è successo esplicitamente perché sono transgender, ma perché relativamente sconosciuta”.
A cura di Andrea Parrella
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Gli Oscar 2016 sono ormai alle porte, eppure sulla manifestazione continua a pesare l'ombra di possibili imbarazzi per l'organizzazione. Il boicottaggio della comunità nera, di fatto assente dalle nomination degli Academy 2016, è cosa nota da diverse settimane, con la protesta partita da Jada Pinkett Smith, seguita da Spyke Lee e rafforzata ancor di più da Will Smith a pochi giorni di distanza. Ma a minacciare la credibilità della manifestazione si aggiunge un'altra spinosa vicenda, che rischia di sollevare una simile polemica culturale di equità dei diritti. A smuoverla è Anohni, al secolo Antony Hegarty, voce sublime del gruppo Antony & The Johnsons. Anohni ha ricevuto una nomination agli Oscar 2016 per la miglior canzone grazie a "Manta Ray", pezzo composto con J. Ralph per il documentario sul cambiamento climatico Racing Extinction. Si tratta della prima nomination agli Oscar per un transgender da circa 40 anni (negli anni Settanta Angela Morley ne ottenne due).

A dispetto della gioia e la sorpresa iniziale per l'annuncio della nomination, Anohni ha scritto in una lettera pubblica della sua delusione per non essere stata invitata alla cerimonia degli Oscar per una performance. Si tratta di un lungo scritto che racconta come siano andate le cose, di quanto abbia atteso una chiamata mai giunta, nonostante sul palco fossero stati invitati ad esibirsi tutti i candidati, da Lady Gaga a Sam Smith. Tutti tranne Anohni. Con amarezza, la cantante ha precisato di non credere che il suo essere transgendere sia stato il motivo per il mancato invito, ma ha sostenuto che la motivazione risieda nello scarso peso mediatico del suo personaggio rispetto agli altri invitati. Per poi aggiungere:

Non mi hanno invitata perché sono relativamente sconosciuta negli Stati Uniti, canto una canzone sulla distruzione dell’ambiente e non faccio vendere tanti spazi pubblicitari. Non decido io chi si esibisce agli Oscar e so di non avere il diritto di essere invitata. Ma la verità profonda è impossibile da ignorare: come persona trans subisco un intero sistema di oppressione sociale che nel corso degli anni ha cercato di danneggiarmi

La cantante transgendere ha quindi motivato così il suo boicottaggio alla cerimonia degli Oscar 2016: "Negli Usa contano solo i soldi: chi li ha e chi no. È per questo che ho deciso di non partecipare agli Oscar. Non voglio essere sottomessa da qualche ballata rassicurante e un po’ di tette e culi vecchio stile. Stanno cercando di convincerci che hanno a cuore i nostri interessi sventolando bandiere per l’identità politica e false questioni morali. Ma non dimentichiamo che molti di questi personaggi sono i trofei di multinazionali miliardarie il cui unico intento è quello di manipolarci per avere il nostro consenso, fino all’ultimo dei nostri soldi". Ecco la lettera integrale pubblicata in un post sulla pagina Facebook dell'artista:

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