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Arnoldo Foà è morto, visse l’Italia e la fece emozionare

Aveva 97 anni il grande attore ferrarese: partì dal teatro, arrivando al cinema, senza disdegnare radio e televisione. La sua voce annunciò l’armistizio del ’43 con gli alleati, poi ha raccontato tante storie agli italiani.
A cura di A. P.
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All'età di 97 anni si è spento a Roma Arnoldo Foà, tra i pochi superstiti di una generazione che ha vissuto da protagonista la disfatta e la rinascita della penisola italiana. Le sue origini ebraiche ne segnano evidentemente anche il percorso artistico, essendo nato negli anni in cui il fascismo impediva prima di tutto libertà di espressione a chi non era contemplato dalle leggi razziali. Foà cominciò con le sue prime esperienze teatrali sin dalla prima giovinezza, ma è doveroso dire come sia stato l'immensa varietà e l'attitudine multipla a tutte le forme espressive la sua cifra caratteristica.

La sua è stata la voce che ha annunciato alla radio l'armistizio con gli Alleati dell'8 settembre 1943, poco dopo essersi rifugiato a Napoli proprio a causa delle sue difficoltà col regime. Ma la radio fu appunto solo l'anticamera di quella che è stata una carriera artistica completa, che l'ha visto a teatro recitare con i più grandi, da Stehler a Visconti, passando per Ronconi, per approdare alla più recente delle esperienze di cui rendere nota, ovvero la trasposizione teatrale del racconto di Alessandro Baricco "Novecento". Un talento recitativo trasportato sul grande schermo, dove Foà rinsalda e consolida la sua fama tra il pubblico e, soprattutto, tra gli addetti ai lavori. Nomi come Welles, Damiani, Soldati e i più recenti Benvenuti e D'Alatri, ne hanno esaltato le qualità di interprete in più di 100 pellicole. Per non parlare di quanto ha fatto in televisione, della sua partecipazione a quel grande progetto formativo che la Rai avviò nei suoi primi anni di vita, attraverso il quale si educavano gli italiani all'apprezzamento dei grandi classici della letteratura contemporanea del tempo e non.

Arnoldo Foà, in tutti questi casi, è stato sempre presente, proprio perché di quella generazione è stato parte integrante e strutturale. Quando perdiamo personaggi di questo calibro, per quanto Foà avesse quasi cento anni, non può che affacciarsi, in noi, una amarezza automatica, istintiva. Amarezza alla quale probabilmente siamo stati avvezzi per smania da coccodrillo, ma non sempre. L'attore che scompare oggi era un gigante della recitazione, voce nota del mondo del doppiaggio al punto che, a sentirla, potremmo associarla ai personaggi dei film americani cui siamo più affezionati (giusto per fare qualche esempio e rendere l'idea del suo peso storico, ha prestato la voce a Kirk Douglas così come a Robert, ha narrato "L'Ultimo Imperatore", ha impersonato Charles Muntz nel meraviglioso cartone Disney "Up"). Ecco cosa vuol dire essere grandi, vuol dire partecipare attivamente alla vita di un paese, senza dover essere necessariamente esposto alle luci della ribalta.

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