Blake Edwards è morto a 88 anni: addio al padre della Pantera Rosa
E' deceduto a Santa Monica l'altro ieri sera il regista americano Blake Edwards. La notizia è stata ufficializzata in Italia soltanto la sera del giorno seguente, ma erano quasi trascorse 24 ore dalla morte di uno dei più importanti protagonisti del cinema americano. Anche se il suo nome non è noto al vastissimo pubblico, i suoi lavori sono conosciuti ai più. La produzione artistica di Edwards, infatti, si è mossa dal musical alla commedia, passando per il giallo e creando di volta in volta dei veri e propri successi internazionali.
Basti qui ricordare Colazione da Tiffany, Victor Victoria e la simpaticissima serie della Pantera Rosa. Blake Edwards – il cui vero nome è William Blake McEdwards – ha condotto una carriera brillante iniziata nel dopoguerra: era il 1948, allorquando divenne sceneggiatore ed attore radiofonico. Nel 1966 – arrivato già alla notorietà grazie a Colazione da Tiffany – si aprono attriti con gli Studios, tali da indurre Edwards e la moglie ad abbandonare Hollywood. Lontano dalla capitale mondiale del cinema, il regista nato a Tulsa continua comunque a lavorare a tre sequel di uno dei suoi principali capolavori: la Pantera Rosa.
Torna a lavorare ad Hollywood nel 1979, mentre nel 1982 ottiene la sua unica nomination all'oscar con Victor Victoria. Il regista, comunque, è apprezzato in tutto il mondo, ma il punto più alto della sua stima si raggiunge in Europa, nei paesi latini come l'Italia, la Spagna e la Francia. Almodovar, ad esempio, affida proprio a Blake Edwards il remake di "Donne sull'orlo di una crisi di nervi". In Italia, invece, si trova a gestire l'estroso Roberto Benigni nel suo ultimo film: è il 1993 e "Il figlio della Pantera Rosa" si traduce in un flop sia ai botteghini, sia sulle impietose pagine dei giornali.
Il nome di Blake Edwards, il regista che ha scritto alcune delle pagine più esilaranti e commoventi del cinema, non sarà forse conosciutissimo. Ma la sua morte – avvenuta all'età di 88 anni – lascerà certamente un vuoto artistico difficilmente colmabile.