Carlo Buccirosso ricorda Carlo Vanzina: “Un gran signore, uomo di grande cultura, umile e sensibile”
Quello animato da Carlo Vanzina, scomparso nelle scorse ore, e suo fratello Enrico, è stato un universo cinematografico in cui hanno sono molti dei volti comici più popolari d'Italia. Tra questi c'è sicuramente Carlo Buccirosso, le cui caratteristiche attoriali hanno trovato grande spazio nelle opere dirette da Carlo Vanzina nel primo decennio degli anni 2000. Cinque i film nei quali l'attore napoletano ha collaborato con il regista capitolino: Febbre da cavallo – La mandrakata del 2002, LE BARZELLETTE nel 2003, In questo mondo di ladri nel 2004, Eccezzziunale veramente – capitolo secondo… me nel 2005, Vip nel 2008. Buccirosso ha inviato a Fanpage.it un messaggio per il regista, destinando parole di grande affetto al collega e amico scomparso:
"Se n'è andato via troppo presto un grande signore, un uomo dolce di grande cultura, umile e sensibile che amava la propria famiglia ed il proprio lavoro come nessuno, e che aveva sempre fatto del rispetto dei colleghi la prerogativa della sua vita… Mi mancherà troppo, ed il cinema difficilmente potrà ritrovare un uomo sincero ed intelligente come lui, che sapeva ascoltare e raccontare con l'amore di un grande cuore! …Con tutto il dispiacere di questo mondo"
Nella sua carriera Carlo Vanzina ha trovato, di pari passo alla popolarità dei suoi film, una grande ostilità da una parte della critica e dell'opinione pubblica. Definire Carlo ed Enrico Vanzina semplicemente come inventori dei cinepanettoni sarebbe riduttivo, e forse sbagliato, considerando che, pur essendo autori del primo Vacanze di Natale, hanno messo la loro firma su 2 dei 22 film inseribili in questa lista. Non c'è dubbio, però, che le loro pellicole si sono sempre contraddistinte per dei tratti popolari e divisivi, come tutte le cose popolari. Argomento di cui lo stesso Carlo Vanzina non aveva mai mostrato difficoltà a parlare:
"Il guaio è che io e mio fratello siamo due snob irrecuperabili: il massimo della snobberia è fare film di Natale, e la sera leggere Maupassant. Mio padre ci ha sempre insegnato che il nostro è un mestiere artigianale, come fare l’avvocato. Non pensiamo di costruire capolavori. I nostri film sono entrati nel dna degli italiani. Sono un rito liberatorio: come il rutto libero di Fantozzi davanti alla tv".