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Caso Weinstein, una delle accusatrici scoppia in lacrime incalzata dai difensori: udienza rinviata

Nel dibattimento di lunedì 3 febbraio, una delle sue accusatrici, Jessica Mann, incalzata dall’avvocato di lui Donna Rotunno, ha iniziato a piangere e a sentirsi male. Il giudice si è visto costretto a porre fine alla testimonianza, rimandando tutto a martedì prossimo. Weinstein rischia ancora una pena fino all’ergastolo.
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Continuano le vicende legate al processo per stupro e violenze sessuali a Harvey Weinstein. Il produttore, 67 anni, sta affrontando il processo iniziato il 6 gennaio a New York. Nel dibattimento di lunedì 3 febbraio, una delle sue accusatrici, Jessica Mann, incalzata dall'avvocato di lui Donna Rotunno, ha iniziato a piangere e a sentirsi male. Il giudice si è visto costretto a porre fine alla testimonianza, rimandando tutto a martedì.

Le accuse di Jessica Mann

Jessica Mann aveva accusato Harvey Weinstein di due violenze nel corso di una relazione. Lunedì in aula, l'avvocato difensore di Weinstein ha chiesto più volte alla donna di riconoscere che era stata lei a manipolare il produttore: "Stavi manipolando il signor Weinstein in modo da essere invitata alle feste, vero?". Donna Rotunno ha insinuato che Jessica Mann abbia costruito tutto per riuscire a ottenere potere nel mondo del cinema: "Avresti continuato a fare tutto ciò che dovevi fare per farlo accadere?". Successivamente, l'avvocato di Harvey Weinstein ha obbligato a leggere una serie di mail che la testimone scrisse a Weinstein a suo tempo. Il contenuto non mostrava particolari resistenze. A quel punto, la donna è scoppiata in lacrime, ansimando e affermando di avere un attacco di panico. Il giudice, a quel punto, ha rinviato l'udienza al prossimo martedì.

Le accuse contro Harvey Weinstein

Harvey Weinstein è il centro del mirino del movimento #MeToo. Il produttore cinematografico, fondatore della Miramax dalla quale è stato estromesso, è accusato di aver violentato una donna nel 2013 e di aver compiuto atti sessuali non consensuali nel 2006. Rischia una pena che va fino all'ergastolo. Sin dal suo arresto nel 2018, il produttore ha da sempre negato ogni tipo di accusa. Il processo continua e l'America resta con il fiato sospeso per una vicenda che tre anni fa ha sconvolto il mondo del cinema.

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