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Cecchi Gori, chiesti 7 anni di carcere per il crac di Safin Cinematografica

Il pubblico ministero ha richiesto 7 anni di carcere per Vittorio Cecchi Gori nell’ambito del processo per il fallimento da 24 milioni di euro della sua società e ulteriori condanne per i suoi ex soci.
A cura di Aureliano Verità
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Cecchi Gori

A seguito del fallimento della Safin Cinematografica, il gruppo che gestiva le sale di parecchi cinema tra cui l’Adriano di Roma, sono stati richiesti ben sette anni di reclusione per Vittorio Cecchi Gori. Il processo era iniziato il 5 dicembre del 2008, anno in cui era fallita la società, ma solo l’altro ieri è arrivata la richiesta di condanna, presentata a Roma dal PM Stefano Rocco Fava ai giudici della I Sezione del Tribunale, che sta processando il produttore cinematografico per il crac da 24 milioni di euro. Cecchi Gori aveva già trascorso alcuni mesi tra carcere e arresti domiciliari, con l’interruzione per via di un ricovero per motivi di salute e del successivo intervento in clinica ma questa volta il periodo previsto è ben più lungo.

I reati imputati sono bancarotta e omesso controllo sulla gestione della società, sentenze per le quali il produttore è ancora in attesa di sapere il verdetto, che dovrebbe arrivare primo febbraio. Fava ha inoltre richiesto una condanna a cinque anni anche per il braccio destro di Cecchi Gori, Luigi Barone e a quattro anni per Edoardo De Memme e Ettore Parlato, che hanno agito liquidando la società e Giorgio Ghini, membro del collegio sindacale della Safin. Ma non finisce qui, sono stati chiesti tre anni e mezzo di reclusione anche per altri due componenti del collegio sindacale della stessa società, Alessandro Matteoli e Vittorio Micocci. E anche in questo caso il principale reato contestato è quello di bancarotta.

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