Che c’entrano Mel Gibson e “Braveheart” col referendum in Scozia?
Nei giorni in cui con un referendum sull'indipendenza la Scozia decide del suo destino, una parola ritorna come un vecchio refrain: Braveheart. Insomma, l'unico segno di presenza nella cultura moderna della Scozia, oltre al kilt, è un film che ha incassato trecento milioni di dollari in giro per il mondo, che ha sì vinto cinque Oscar, ma che ha permesso a Mel Gibson lo sfizio di dipingersi la faccia di blu cobalto e farsi crescere i capelli in maniera sconsiderata (salvo che non si trattasse di una parrucca). E' soprattutto l'opera che ha concesso a Gibson l'agio di lanciarsi a capofitto in interessantissime opere filmiche come "Apocalypto", che sei inesorabilmente costretto a guardare fino alla fine per capire quand'è che l'indigeno intuirà che per non farsi inseguire e acciuffare dai cattivi nella foresta basterebbe non dirigersi nello stesso posto in cui è stato catturato e fatto prigioniero. E fino alla fine non lo capisce.
Meglio il sì o meglio il no?
Restando convinti che la migliore interpretazione attoriale di Mel Gibson sia quella di Arma Letale, in particolare la scena in cui il suo sodale non può alzarsi dal water perché altrimenti questi salterebbe in aria, prendiamo atto che, secondo Wikipedia, la ricostruzione storica in Braveheart del personaggio di William Wallace, abbia appassionato sì tanto gli scozzesi da muoverli a cercare un referendum sulla devolution nel 1997, formalmente padre di quello che potrebbe definitivamente recidere il cordone ombelicale tra Scozia e Inghilterra il 18 settembre 2014. C'entra davvero qualcosa Mel Gibson con l'indipendenza della Scozia? Nessuno sa quali sarebbero le reali conseguenze della vittoria del Sì al referendum scozzese, confusi come siamo, a livello informativo, tra motivazioni reali e rendite di posizione: da un lato l'Unione Europea, Stati Uniti, Spagna e Italia che ovviamente fanno previsioni funeste se la cesura dovesse davvero compiersi; dall'altra i sostenitori del Sì, i catalani, i leghisti e gli appassionati di Braveheart.
Le balle raccontate in Braveheart
Ecco, gli appassionati di Braveheart, mossi probabilmente dal fascino di un personaggio guerriero, verace, immischiato in un affare amoroso con la regina di Francia, abituato a pittarsi la faccia e a farsi crescere i capelli in modo sconsiderato. Ma in realtà è verosimile credere che William Wallace non fosse nulla di tutto questo almeno quanto lo sia credere lo fosse. Il film è calibratissimo, sapientemente studiao e, per questo, di meritato successo, per carità, ma sono talmente poche le notizie storiche sul condottiero che il personaggio dipinto da Gibson potrebbe avere più o meno la stessa credibilità e valenza storica di Jebediah Springfield. Il regista ha sempre ammesso di aver fatto largo uso di fantasia nel film, ma per far capire che Braveheart c'entri poco con il referendum per l'indipendenza scozzese, ci piace ricordare le principali balle raccontate nel film, liberamente ispirati a Wikipedia. Questo per farvi intuire che, se dovesse vincere il fronte dei Sì e la Scozia dovesse trovarsi indipendente, o se dovesse accadere esattamente il contrario, mettere come foto profilo di Facebook l'immagine di apertura di questo articolo non sarà in ogni caso una scelta del tutto appropriata, o comunque necessariamente condivisa dagli scozzesi:
1) William Wallace aveva due fratelli, anziché uno solo come nel film.
2) William Wallace rimase orfano di padre intorno ai 20 anni, non durante l'infanzia.
3) La principessa Isabella di Francia, che nel film ha una relazione con Wallace, sposò il re Eduardo II solo nel 1308 ed aveva tredici anni quando Wallace venne giustiziato.
4) Il re Edoardo I morì due anni più tardi di Wallace e non contemporaneamente al suo rivale come il film fa intendere.
5) Nel film Edoardo II viene dichiaratamente presentato come omosessuale, ma è molto più credibile pensare che la sua fosse una bisessualità, essendoci molti elementi a testimoniare che avesse avuto rapporti etero. Tra omo e bisessuale v'è differenza, chiedere a Mick Jagger, o magari a Giulio Cesare.
6) Ricordate la scena del film, la più divertente, in cui Wallace si presenta al suo esercito gridando "Io sono William Wallace!" e uno gli risponde "Non può essere, William Wallace è alto due metri"? Ebbene, sarebbe come mettere una Volkswagen New Beatle in una puntata de "La casa nella prateria", perché al tempo di Wallace, 1300 circa, il termine metro nemmeno esisteva, coniato effettivamente nel 1675.