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Cinema&Web, quanto è vicina la rivoluzione? Per Francesco Ebbasta è già qui

Nel giorno di “Isole”, primo film italiano ad essere lanciato in contemporanea nelle sale e sul web, abbiamo chiesto al regista di “Lost In Google” se è possibile un futuro del genere: “E’ un meccanismo già bello che avviato e bisogna incentivare produzioni come queste, piuttosto che investire in terreni morti e già esplorati”.
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Nel giorno di "Isole", primo film italiano ad essere lanciato in contemporanea nelle sale e sul web, abbiamo chiesto al regista di "Lost In Google" se è possibile un futuro del genere: "E' un meccanismo già bello che avviato e bisogna incentivare produzioni come queste, piuttosto che investire in terreni morti e già esplorati".

Oggi è un giorno nuovo per il cinema italiano con il debutto di Isole, film di Stefano Chiantini con Asia Argento, il primo a debuttare in contemporanea sul web e al cinema. Importante, in questo senso, è stato il volere di Gianluca Arcopinto, tra i più influenti e capaci produttori di pellicole indipendenti, che ha reso disponibile per cinque giorni in streaming, e soprattutto gratis, sul sito di Repubblica il film mentre è anche nelle sale (a pagamento). Un esperimento che potrebbe aiutare le sale stesse, generando curiosità intorno all'evento e provando a far aumentare il potenziale pubblico. Il motivo fondamentale è decisamente quello legato all'apertura verso un nuovo mercato, quello delle visualizzazioni, delle entrate che arrivano dalla pubblicità che potrebbero pagare di fatto il costo del film messo a disposizione gratuitamente allo spettatore "internauta". In questo giorno dove i riflettori sono tutti puntati al Festival di Cannes, è meglio tenere da parte uno "spot" per far luce anche su Isole e, in questo senso, la redazione di Fanpage ha contattato un personaggio che di Cinema&Web se ne intende e anche tanto: Francesco Ebbasta, regista della web-series Lost in Google, una produzione The JackaL.

GMD: Cosa pensi di quest'operazione?

FE: A mio parere è un'operazione molto interessante, sicuramente ancora un po' troppo promozionale per poterla definire una svolta. Ma è giusto, credo che il web non sia ancora pronto ad ospitare un prodotto quale un lungometraggio, o almeno non è pronto a supportarlo in maniera adeguata a livello economico. Per ora si parla di maggiore visibilità, di libertà di partecipazione, ma noi addetti ai lavori speriamo sia solo l'inizio. Del resto già qualche tempo fa si era provata un'operazione del genere, offrendo in anteprima su alcuni siti internet dei veri e propri "posti" a sedere per le prime di alcuni film in esclusiva per il pubblico della rete. La direzione intrapresa sembra essere quella, e sembra essere giusta.

GMD: Un futuro dove il costo del film per lo spettatore "virtuale" viene pagato esclusivamente dalle visualizzazioni e quindi dalla pubblicità. E' possibile?

FE: A dire il vero, e forse lo dico con molta ingenuità, io non capisco perchè questo meccanismo non sia ancora bello che avviato. Quanto costa uno spazio pubblicitario in prima serata, durante una delle classiche sitcom da televisione nazionale? Quanto può costare invece lo stesso spazio in una webseries su web, o perchè no in un lungometraggio/trasmissione tematica/vlog. Queste giovani realtà di produzione che come la TheJackaL stanno investendo sul web si ritrovano a creare format immortali, che restano al servizio del pubblico, e che in qualche caso sono anche più fortunati di qualunque prodotto nostrano televisivo. Eppure, piuttosto che incentivare queste produzioni si preferisce invece continuare ad investire in territori morti e senza dubbio già esplorati.

GMD: Dai fake trailer al grande successo della webseries Lost in Google, siete stati tra i primi in Italia a coinvolgere, nel vostro progetto, i grandi nomi dei media tradizionali: quanto è pronto il cinema italiano a questa nuova grande rivoluzione?

FE: Non so, ora sarebbe anche avventato trarre conclusioni, a meno che non ci si debba appoggiare ai soliti luoghi comuni del tipo "internet è libero", "il futuro è internet". Onestamente, credo che le cose siano già cambiate da un anno a questa parte. La realtà dei fatti è che la democratizzazione dei mezzi ha portato alla creazione di nuovi standard, senza dubbio più freschi, più originali e più motivati, ma anche e soprattutto più consapevoli. Il pubblico ora si aspetta dalla rete non solo il solito virale tormentone girato con un cellulare, ma anche e soprattutto un prodotto di qualità, che sappia intrattenere in maniera adeguata uno spettatore diventato sempre più esigente. E questo richiede una produzione. La sensazione è che mentre noi eravamo a parlare in giro per l'Italia del futuro del cinema, intanto il cinema si era già trasferito su internet senza che nessuno se ne accorgesse.

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