Claudia Gerini sposa il manifesto della Deneuve: “Donne lusingate dalle attenzioni maschili”
Come hanno già fatto numerose donne francesi, capeggiate da Catherine Deneuve, anche Claudia Gerini esce dal coro e si stacca da quel sempre più nutrito gruppo di donne e professioniste che hanno condannato aspramente la lettera pubblicata a nome della diva francese, e di altre artiste e donne di cultura, dal quotidiano Le Monde. Intervistata dal Messaggero, la Gerini evidenzia il clima teso respirabile in certi ambienti e originato dallo scoppio dello scandalo Weinstein in tutto il mondo:
Giorni fa un amico, prima di abbracciarmi, mi ha chiesto di firmargli la liberatoria. Scherzava, ma si respira ormai un clima di diffidenza. Lo scandalo Weinstein ha avuto il merito di far scoppiare il bubbone degli abusi e dei ricatti sessuali, ma le giuste proteste femminili rischiano di trasformarsi in una caccia alle streghe che, paradossalmente, indebolisce proprio noi donne. Proclamare la guerra al maschio significa considerarci incapaci di respingere un'avance sgradita. Invece, anche se la violenza va sempre condannata, abbiamo la forza di dire di no. Io, come tutte, ho subito delle molestie ma ho sempre reagito. Noi donne siamo lusingate dalle attenzioni maschili. Se non ci fossero finirebbe il mondo.
L’appello di Catherine Deneuve
Porta la firma di Catherine Deneuve e di altre donne francesi della cultura e dello spettacolo (la giornalista Elisabeth Levy, le scrittrici Catherine Millet e Catherine Robbe-Grillet e l'attrice Ingrid Caven, tra le altre) la lettera pubblicata dal quotidiano Le Monde di cui si è ampiamente parlato di recente. Si tratta di uno scritto che va in contrapposizione netta con la tendenza del momento, molto ben rappresentata dalla protesta delle attrici vestite in nero ai Golden Globe 2018. “Noi siamo abbastanza mature per ammettere che la pulsione sessuale è per sua natura offensiva e selvaggia, ma siamo anche sufficientemente accorte per non confondere il corteggiamento maldestro con l'aggressione sessuale” recita uno stralcio del testo in questione, che si pone quale obiettivo quello di tracciare una linea di demarcazione netta tra l’abuso vero e proprio e l’avance sgradita e maldestra.
Le accuse di Zoe Brock alla Gerini
Quando scoppiò lo scandalo Weinstein, la stessa Claudia Gerini fu accusata dalla collega Zoe Brock. Nel corso di un’intervista rilasciata a Variety, la donna sostenne che l’attrice italiana l’avesse invitata a partecipare a un incontro di sesso a tre che le avesse entrambe per protagoniste, insieme a Fabrizio Lombardo, all'epoca responsabile degli uffici italiani di Miramax (la casa fondata da Weinstein):
(Lombardo) aveva una deliziosa fidanzata di nome Claudia Gerini, mi invitarono a Roma un paio di settimane dopo. Arrivai la sera e scoprii che avevano solo un letto. Quando chiarii che non avrei dormito nel loro letto, dormii sul divano, sopportando i rumori mentre facevano sesso a volume molto alto. Era troppo tardi per prendere un treno, avevo troppa paura di dormire in strada.
La diva italiana ha negato ogni addebito
La Gerini ha smentito seccamente quelle accuse, anticipando la necessità di intraprendere un’azione legale a tutela della sua immagine: “Ha fatto bene a denunciare gli abusi ma perché mettermi in mezzo con un episodio falso che peraltro non c'entra nulla con la molestia che avrebbe subito da Harvey Weinstein? Mi dispiace è una cosa gravissima e io devo fermarla, sono costretta a fare un'azione legale contro questa modella Zoe Brock per diffamazione. Io non ho memoria di questa ragazza, non me la ricordo proprio, ma questo non significa che non mi sia stata presentata. Quello che è sicuro è che l'episodio in cui mi coinvolge, peraltro una vicenda di libero sesso tra adulti consenzienti, non è mai accaduto, è una assoluta mistificazione”.