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“Con il fiato sospeso”, ricercatori sfruttati nell’ultimo splendido film della Quatriglio

Costanza Quatriglio porta alla Mostra del Cinema di Venezia un bellissimo mediometraggio tratto da una storia vera: la scandalosa morte di un appassionato ricercatore palermitano nei laboratori non a norma dell’Università di Catania.
A cura di Luca Iavarone
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L'energia, la dedizione e il duro lavoro dei giovani ricercatori nelle università italiane sono un'immensa risorsa impiegata male per lo più, se non volutamente ostacolata da un sistema blindato e piramidale, che uccide la speranza e, in certi casi, solamente, uccide. Questa è la storia di Emanuele e del suo alter ego Stella, studentessa di farmacia, segregata per la tesi finale in un laboratorio chimico non a norma, dove mercurio, zinco, arsenico, rame e nichel penetrano nei polmoni e intossicano fino a provocare tumori mortali.

"Con il fiato sospeso" di Costanza Quatriglio, già regista di "Terramatta" (Film della Critica 2012 e Nastro d'Argento 2013), riesce ad entrare al tempo stesso con tatto e vigore nelle dinamiche di sfruttamento che costringono un entusiasta ricercatore al silenzio, all'omertà, al compromesso con i suoi superiori, anche se ciò può costargli la vita. Emanuele Patané qualche anno prima dell'ideazione di questo film l'aveva persa la vita nel laboratorio della Facoltà di Farmacia dell'Università di Catania, oggi al centro di un grosso scandalo giudiziario in cui numerosi professori sono implicati con l'accusa di inquinamento ambientale e discarica non autorizzata.

Nei primissimi piani della superba Alba Rohrwacher i resoconti della protagonista, tratti dai veri diari di Emanuele e rivolti alla regista stessa, tracciano il memoriale di una lenta presa di coscienza: dalla scoperta della passione per la chimica, alla dedizione massima, alla disgustosa consapevolezza dello sfruttamento e della malattia, ogni parola è proferita con il ritmo blando e quasi processionale dell'abbandono, senza nulla concedere al patetismo e rifuggendo la recitazione banalmente caricata o televisivamente naturalistica.

Con la qualità e l'approfondimento del documentario arricchita della scelta inopinabile del racconto mediato dagli attori, "Con il fiato sospeso" è affascinantemente a cavallo tra i generi, il tutto a vantaggio della narrazione che risulta così coinvolgente ma profonda. Un film girato senza budget, perché nessuno aveva creduto nel progetto ambizioso di questa regista palermitana talentuosa e innovativa, benché già pluripremiata.

È dall'entusiasmo mai sopito dei miei collaboratori, degli attori, che ho tratto la forza per fare il film. Tutti insieme lo abbiamo realizzato in pochissimo tempo e senza soldi. Ecco, bastava farlo. Ora il film ha un produttore, un distributore e avrà un pubblico. In fondo in questi quattro anni ho solo cercato di non farmi contagiare dalla paura. Il nostro lavoro a volte lo facciamo così: con il fiato sospeso.

Costanza Quatriglio

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