De Sica pentito per Laura Antonelli: “Una fine ingrata, siamo tutti responsabili”
E' un Christian De Sica a cuore aperto quello che, in un'intervista rilasciata a Il Fatto Quotidiano, rivela particolari della sua carriera e della sua vita privata, dedicando ampio spazio a quello che è un tema culturale fortemente sentito negli ultimi anni tra gli addetti ai lavori del cinema ed il pubblico, ovvero il valore che il genere del Cinepanettone, di cui De Sica è certamente volto identificativo, ha assunto da un punto di vista culturale. Lui, dopo qualche anno di pausa, tornerà ad essere protagonista di un cinepanettone a Natale e alle critiche risponde così: "Alla fine se vai a vedere gli incassi, i film comici son quelli che funzionano di più, c’è poco da fare, perché è dai tempi della commedia dell’arte che noi in questo paese sappiamo farli bene, per cui quelli che criticano, se la cantano e se la sonano…". Il cinepanettone, quel genere cinematografico, segnò gli inizi di carriera di quel figlio d'arte che da suo padre, da un punto di vista professionale, non ha avuto molti vantaggi, anzi:
E' stato lui che mi ha insegnato a muovermi in questo ambiente e ad aprire gli occhi prima degli altri, poi era un padre anziano per cui con me doveva correre, si doveva sbrigare. Ma un aiuto concreto no, anzi, è stato tutto il contrario. Pensi che quando mio padre è morto, nessuno dei suoi colleghi mi ha aiutato […] Nel 1983 quando andai a Via Margutta a Roma alla proiezione di Vacanze di Natale dov’ero tra i protagonisti che capii che era cambiata l’aria e infatti quello è il ricordo più bello della mia carriera. Vedendolo mi resi subito conto che sarebbe stato un grande successo, così ho dato di gomito a mia moglie e le ho detto “Silviè, sta tranquilla che da oggi se magna…” E infatti dopo quel film cambiò tutto.
Nell'intervista Patrizia Simonetti ha anche chiesto all'attore un ricordo di due personaggi noti del mondo del cinema, recentemente scomparsi, con cui aveva collaborato a stretto contatto, da Remo Remotti a Laura Antonelli. De Sica ha elogiato l'attore romano ed ha riservato alla Antonelli un ricordo fortemente condizionato da un po' di pentimento, quello di non aver aiutato abbastanza l'attrice:
Remo Remotti era un pazzo fantastico, un poeta e anche un grandissimo attore. Io l’ho voluto nel film Simpatici e antipatici che ho diretto nel 1998 dove interpretava mio suocero e ricordo che sul set mi faceva molto ridere, era sfrenato, e molte volte con il turpiloquio e le parolacce diceva delle cose altissime e sempre delle verità. Era uno di quegli attori outsider che però hanno comunque fatto parte della storia del nostro cinema. Con Laura Antonelli ho girato cinque film e ho avuto la fortuna di conoscerla bene: era una donna che soffriva perché non voleva essere apprezzata soltanto per la sua bellezza ma si struggeva per dimostrare di essere una brava attrice, e lo era. Poi la sua fragilità l’ha portata a rinchiudersi in quella casa ed è stata dimenticata da tutti. Si viene dimenticati se non si sta in televisione, figuriamoci se ci si rinchiude in una camera a Cerveteri. Ha fatto una fine ingrata e siamo tutti responsabili, anch’io, perché noi artisti non abbiamo cercato di aiutarla. So che ci ha provato però Lino Banfi, ma non ha avuto riscontri, lei non stava davvero bene.
Oltre a progetti cinematografici più intimisti, De Sica non dimentica il teatro e il suo impegno negli ultimi anni, che quest'anno si tradurrà nella trasposizione teatrale de "Il principe abusivo", il film di Alessandro Siani: "Sì, è stato proprio Siani che mi ha chiamato per fare con lui anche la versione teatrale del film che abbiamo girato insieme e che porteremo nei teatri di tutta Italia cominciando dal Carlo Gesualdo di Avellino, poi l’Augusteo di Napoli e il Sistina di Roma".