Dennis Hopper: Easy Rider l’ultimo viaggio
Che Dennis Hopper fosse un out sider questo è noto, problemi di droga, alcol e grandi rifiuti cinematografici hanno alimentato il mito di questo attore che fa il suo esordio alla regia con Easy Rider (1969), un film epocale destinato a diventare icona della cultura hippy, ma soprattutto un inno alla libertà.
Come si possono dimenticare Capitan America e Buffalo Bill in sella a due motociclette in giro per l’America, simboli ironici di un’America bigotta che parla di libertà ma ne ha paura come di un contagio, e infatti il film ha sul pubblico un effetto pandemico e divide i ben pensanti da chi comincia a comprendere che la parola libertà è soltanto una parola.
Come si può dimenticare il dialogo serale attorno al fuoco tra Dennis Hopper, Jack Nicholson e Peter Fonda che fumano marijuna vera, fumano spinelli e parlano di ufo e controllo sociale, tra l’altro il film fu criticato poiché secondo molti critici dell’epoca era impensabile che dei personaggi del genere aggissero sotto effetto di droga senza commettere crimini efferati, poiché tutte le campagne di propaganda di allora erano incentrate su questo binomio: droga uguale violenza.
Dennis Hopper, capace di incutere soggezione in grandi registi come David Linch (con il quale ha girato Velluto Blu), ha un cancro e adesso è in quel limbo che precede l’ultimo viaggio di ogni essere umano, soltanto l’anno scorso ha creato una casa di riposo per attori e registi in pensione che a causa delle loro scelte indipendenti versano in totale povertà, Dennis il ribelle di Hollywood se ne va, ma ci lascia altri grandi film, memorabili infatti sono le sue interpretazioni di Apocalypse now di Francis Ford Coppola e L'amico americano di Wim Wenders.
Dennis se ne va e mi piace immaginarlo così, ancora sulla sua motocicletta, questa volta in viaggio verso la vera libertà.
Sailor