Dieci persone a giudizio per truffa ai danni di Aurelia, sorella di Alberto Sordi
Sono ben dieci le persone rinviate a giudizio con l'accusa di circonvenzione d'incapace e ricettazione nei confronti di Aurelia Sordi, la sorella del grande Alberto morta l'anno scorso. Stando alla notizia diffusa dall'Ansa, si tratta di collaboratori e dipendenti della famiglia Sordi, che la procura di Roma ritiene responsabili di una maxi truffa ai danni della donna, perpetrata allo scopo di impadronirsi del suo ingente patrimonio.
Aurelia, che alla morte di Alberto Sordi nel 2003 era stata proclamata sua unica erede, è scomparsa nella notte tra l’11 e il 12 ottobre 2014 all’età di 97 anni. Il presunto raggiro risale al 2013, quando Arturo Artadi (autista di Sordi e factotum della famiglia) si sarebbe presentato nelle banche dov'erano depositati i conti correnti della Sordi, con una delega firmata proprio da Aurelia che lo autorizzava ad amministrarne le ricchezze. Il fatto aveva insospettito il direttore, spingendolo a presentare un esposto alla procura della Repubblica. Era quindi scattata l'indagine, che aveva dichiarato la donna incapace di intendere e di volere e stabilito il conseguente sequestro dei beni come misura cautelare.
Nel 2017 il processo: imputati autista, notaio e avvocati
Il processo richiesto dal pubblico ministero Eugenio Albamonte avrà inizio il 17 febbraio 2017. Tra i rinviati a giudizio, oltre ad Artadi, ci sono gli avvocati Francesca Piccolella e Carlo Farina e il notaio Gabriele Sciumbata, tutti imputati per circonvenzione di incapace, in relazione alla delega sopracitata.
Altri sei dipendenti accusati di ricettazione
Sono invece accusati di ricettazione altri sei dipendenti della famiglia: una badante, una cuoca, un giardiniere, due camerieri e una governante. Queste persone sarebbero state destinatarie di donazioni da parte di Aurelia per cifre tra i 150 mila ai 400 mila euro: un totale di 2,5 milioni di euro equivalenti a circa il 20% del patrimonio ereditato da Aurelia Sordi. L‘avvocato Francesca Piccolella è invece già stata prosciolta dall'accusa di patrocinio infedele, in relazione ai 18 mila euro ricevuti per le donazioni in questione.
Dopo la morte della Sordi, l'intero patrimonio è ora a disposizione della Fondazione Museo Alberto Sordi.