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Domenico Diele dal carcere: “Fatemi finire il film, per non danneggiare anche la produzione”

Durante l’udienza di convalida del suo arresto, l’attore avrebbe chiesto al giudice di poter tornare sul set di “Una vita spericolata”, film di Marco Ponti di cui aveva da poco iniziato le riprese al momento dell’incidente, per non arrecare un ulteriore danno alla produzione.
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L'attore Domenico Diele.
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Tra le preoccupazioni di Domenico Diele, rinchiuso da pochi giorni nel carcere di Fuorni dopo aver investito ed ucciso una donna, c'è anche quella di arrecare un danno alla produzione del film a cui stava lavorando. Pochi giorni prima dell'incidente, infatti, l'attore di "1992" aveva iniziato le riprese del prossimo film di Marco Ponti, "Una vita spericolata", insieme a Lorenzo Richelmy e Matilda De Angelis.

L'appello di Diele

"Fatemi tornare sul set a lavorare, per non fare danni anche alla produzione", così, secondo quanto riporta "Repubblica", Domenico Diele avrebbe detto durante l'udienza di convalida dell'arresto. L'attore, che ha ammesso la sua colpevolezza nell'incidente costato la vita alla 48enne Ilaria Dilillo, ha anche confessato la sua dipendenza dall'eroina, sottolineando però che non avrebbe influito sull'incidente, causato da una sua distrazione alla guida, dovuta all'uso del cellulare. Per una dolorosa ironia del destino, il film di cui vorrebbe ultimare le riprese, racconta la storia di due giovani coinvolti in una rapina con ostaggio, che si danno a una rocambolesca fuga in auto per le strade d'Italia. Secondo quanto disposto dal giudice, Diele doveva uscire dal carcere per andare ai domiciliari con braccialetto elettronico nella sua abitazione romana di San Giovanni, ma per ora resta in cella, in attesa che nel distretto di Roma si trovi un dispositivo di sorveglianza elettronico disponibile.

La reazione del padre e delle amiche della vittima

Di sicuro, però, il padre della vittima, Nicola Dilillo, non sarebbe affatto contento se Diele riuscisse ad ultimare le riprese del film di Marco Ponti. "È una vergogna – ha detto l'uomo a proposito della decisione dei domiciliari presa dal giudice -, proprio quello che non doveva accadere". Parere ribadito più volte su Facebook da una cara amica della 48enne uccisa, Monica Corradino, che ha anche spiegato a "Repubblica": "Forse esageriamo nei toni, ma qualcuno deve spiegarci perché un signore che fa uso spesso di stupefacenti e sfreccia con un macchinone senza patente e con l'assicurazione scaduta può uccidere una persona innocente e poi aspettare a casa un processo. Questa non si chiama giustizia e noi organizzeremo pubblici cortei". Un'altra amica di Ilaria Dilillo, Paola Galano, intervistata da "Il Mattino" ha commentato così il provvedimento: "Non so quali siano state le ragioni che hanno spinto il giudice a decidere in questo modo ma posso dire che da cittadina, da amica di Ilaria non riesco a comprenderle. Si sta parlando di una persona che ha ucciso un'altra persona. Di uno che ha dimostrato di non avere alcun rispetto per la vita degli altri. Questa però, purtroppo, è la legge italiana. È un sistema giudiziario che non capisco e forse non capirò mai. Ilaria deve avere giustizia e farò di tutto perché ciò accada".

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