È morto Alain Resnais, ispirò la Nouvelle Vague
È morto Alain Resnais, uno degli ispiratori della Nouvelle Vague. Aveva 91 anni e lo avevamo visto in pubblico proprio all'ultima Berlinale per il suo ultimo lavoro "Aimer, boire et chanter" ("Amare, bere e cantare"), un film scioccante e commovente sui rapporti amorosi. Il regista lascia un'opera complessa, magnifica ed incredibile: una carriera spesa a lavorare su un linguaggi che rimettesse al centro del cinema nuovi codici per una narrazione tradizionale, abolendo realtà per favorirne altre, per mettere al centro i personaggi, i loro incroci, i loro percorsi nel tempo.
"Tu mi piaci. Che avvenimento. Tu mi piaci. Che languore all'improvviso. Tu non puoi sapere. Tu mi uccidi, tu mi fai del bene".
Lo straordinario monologo tratto da "Hiroshima mon Amour", opera prima di Alain Resnais, interpretato da una grande Emmanuelle Riva. Era il 1959 e quel film diede di fatto il via alla stagione della "Nouvelle Vague". Quel film riuscì ad ottenere anche una nomination agli Oscar come miglior sceneggiatura. Ed è paradossale, beffardo il fatto che la morte di Resnais sia arrivata proprio quando questa sera ci sarà la notte degli Oscar.
Nato a Vannes, da padre farmacista e madre casalinga, cresce incoraggiato da quest'ultima a seguire i movimenti culturali. Comincerà con la musica classica, si avvicinerà alla fotografia, al fumetto, alle opere di Proust ed ha 14 anni è gia un pioniere, girando il suo primo corto "L'aventure de Guy". Trasferitosi a Parigi nel 1941 e dopo aver ottenuto un ruolo ne "Les visiteurs du soir" di Marcel Carné, si iscriverà alla scuola francese di cinema IDHEC ma ben presto resterà deluso dall'insegnamento e continuerà il suo percorso dirigendo "Ouvert pour cause d'inventaire" e figurando come montatore ed assistente di "Paris 1900" di Nicole Védrès. Dopo una serie di documentari, tra cui "Van Gogh" che vince l'Oscar, Resnais quasi quarantenne esordisce nel lungometraggio con "Hiroshima mon Amour" sull'onda della Nouvelle Vague.
"L'anno scorso a Marienbad" con Giorgio Albertazzi protagonista nel 1961, gli darà oltre al successo di critica anche quello popolare, vincendo il Leone d'oro a Venezia. Seguiranno una serie di film dal forte impegno politico, che non aderiranno mai più con pienezza a quella che è stata poi la corrente francese. Nel 1977 ci sarà il suo unico film in inglese, "Providence", una riflessione sui rapporti che ci sono tra un autore e l'universo letterario. "Mio zio d'America" con Gerard Depardieu espone le teorie di Laborit sul triangolo "conflitto-fuga-autodistruzione", incentrando tutto sui personaggi di una parigina comunista, un contadino ed un borghese bretone a cui Resnais pare aver ceduto più di un tratto autobiografico. Una carriera costellata di successi e di storie mai banali. "Il mio motto? Faccio tutto quello che mi passa per la testa", disse a Libération nel 2012.