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Ecco perché la pirateria digitale fa bene al cinema

Anni a lottare contro la pirateria digitale per scoprire che dal 2009 gli incassi mondiali sono aumentati del 33%. Un’inchiesta de “La Repubblica” mostra come la “free culture” online faccia bene al mondo del cinema.
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Anni di lotta alla pirateria e alla fine pare che siano proprio loro ad aver spinto il cinema verso nuovi mercati e verso un aumento del fatturato che, dal 2009 ad oggi, ha fatto segnare un +33% su scala mondiale. C'è un'inchiesta su "La Repubblica" firmata da Ernesto Assante, Marco Fagnocchi e Alessandro Longo, che spinge a guardare alla pirateria non come il male del cinema (resta sempre un reato che porta a multe e denunce penali, sia ben inteso), ma come un'opportunità che ha aperto il mercato e le possibilità. Al pari di quanto avvenne negli anni '70, quando la Sony mise sul mercato il videoregistratore, reo per le storiche case di soffiare spettatori al cinema, rivelatosi poi un'ulteriore fonte di guadagno per gli studios, anche oggi la tanto osteggiata pirateria online sta portando tantisismi appassionati al cinema.

È la filosofia della free culture e del consumo eticoche vede il fiorire di siti di sharing, streaming e download, dalle piattaforme p2p come eMule, ai torrent possibili da trovare su portali come The Pirate Bay o MegaUpload, ed il gioco è fatto. Guardare un film in anteprima, magari uscito prima all'estero, in lingua originale e con sottotitoli (messi a disposizione dall'esercito "senza vessilli" della cultura libera del web), poi ritornare al cinema (se il film merita) per riguardarlo in compagnia, oppure acquistarne una copia in Dvd. Sono numeri impossibili da quantificare, ma la realtà è che le sale sono in salute. Si legge nell'inchiesta:

Come sostiene Marco Scialdone, avvocato in Diritto dell'Informatica e di internet, non esiste e non può esistere una diretta relazione tra pirateria senza scopo di lucro e mancato guadagno perché le ricerche commissionate dalle majors non sono scientificamente attendibili. Se si analizzano i dati infatti si può notare che, negli ultimi anni, gli incassi al botteghino non sono diminuiti, arrivando nel 2014 a segnare uno dei record storici dell'industria cinematografica. A dirlo è la Mpaa, l'ente americano formato dalle stesse compagnie cinematografiche che più di tutti in questi anni hanno combattuto la guerra alla pirateria. Dal 2009 al 2014 su scala internazionale si è registrato un incremento del 33% degli incassi per le sale. Un dato che si spiega anche con la ascesa di paesi quali il Brasile, la Russia e la Cina che sono, paradossalmente, sempre secondo la Mpaa, alcuni degli stati in cui la pirateria digitale è più forte.

E chi è che va di più al cinema? Proprio la fascia d'età compresa tra i 12 e i 39 anni, quelli che passano più tempo sul web e che sanno bene come arrivare ad una pellicola in streaming, gratuitamente. Spesso sono anche quelli che dispongono anche di un abbonamento a piattaforme in pay, come Sky o come le nuove realtà in streaming come Chili Tv, Cubovision (in Italia) e le ben più attrezzate AppleTv, GooglePlay Netflix, quest'ultima vera e propria rivoluzione del mercato e produttrice di serie televisive diffuse in "binge-watching" come "House of Cards", la modalità preferita dal popolo del web: la scorpacciata, la maratona di episodi subito disponibili, da vedere uno dopo l'altro.

La pirateria digitale, intanto, continua ad essere combattuta, punendo con multe ed arresti, nei casi più gravi, chi consuma e diffonde contenuti in rete coperti da copyright. Ma è grazie ad una diffusione del genere, in grado di fare da potente passaparola, che il cinema sta ricevendo non un danno, ma una fonte gratuita di pubblicità. Per un portale di streaming pirata che chiude, altri 10 riescono a riaprirsi. Il mercato digitale è ormai il presente, le major lo stanno capendo e si stanno attrezzando.

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