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Gianni Amelio: “Sono gay ma il coming out dovrebbe farlo chi froda il fisco”

Intervistato da Repubblica, il regista parla della sua omosessualità e di quanto l’omofobia sia ancora radicata nella nostra società. Il suo docufilm “Felice chi è diverso” sarà svelato al Festival di Berlino.
A cura di Daniela Seclì
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Gianni Amelio si è raccontato sulle pagine di "Repubblica". Il regista presenta al Festival del Cinema di Berlino il documentario "Felice chi è diverso", tramite il quale tratteggia il viaggio che hanno compiuto gli omosessuali italiani dai primi del Novecento fino agli anni '80. Questo lavoro ha fatto sì che il regista si pronunciasse anche a proposito della propria sessualità:

"Alla mia età sarebbe un po’ tardivo, forse ridicolo. Altri dovrebbero essere i coming out davvero importanti, di chi froda il fisco per esempio, di chi usa la politica per arricchirsi. Comunque credo che chi ha una vita molto visibile abbia il dovere della sincerità: e allora sì, lo dico per tutti gli omosessuali, felici o no, io sono omosessuale."

Gianni Amelio racconta il significato dell'essere omosessuali per gli "uomini che sono stati giovani quando gli omosessuali non esistevano, se non in una vita clandestina temuta, perseguitata, irrisa". Il regista aveva solo 15 anni quando sentì un suo professore pronunciare la frase:

"Un omosessuale o guarisce o si suicida"

Amelio è fermamente convinto che l'omofobia persista anche nella nostra epoca e i fatti di cronaca ce lo confermano:

"L'omofobia è ancora imperante, capita ancora che ragazzi si uccidano perché froci o ritenuti tali. […]Scherniti, isolati, picchiati. Insomma la battaglia non è vinta"

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