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I 50 anni di Paolo Sorrentino, la carriera di un premio Oscar che ha ancora tanto da raccontare

Il regista napoletano festeggia i 50 anni a margine di un decennio di carriera che lo ha consegnato alla storia del cinema, facendogli vincere un Oscar e consacrandolo a livello internazionale. Andiamo a ripercorrere in tappe la carriera quasi ventennale di uno dei registi più apprezzati del nostro panorama nazionale.
A cura di Andrea Parrella
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Il 31 maggio 2020 Paolo Sorrentino compie 50 anni. Un giro di boa che il regista raggiunge quando è già diventato una figura emblematica del suo mestiere in Italia. L'idea di regista in senso alto trova in Paolo Sorrentino una specie di antonomasia e non si tratta di un'opinione personale di chi scrive.

Il regista napoletano ha palesato con i suoi film, lo stile e il timbro inconfondibili del suo sguardo, nonché i premi ricevuti e le grandi collaborazione con attori di livello internazionale, l'indiscutibile talento che ha mostrato sin dai primi lavori in carriera. I 50 anni corrispondono inoltre ai quasi 20 anni di attività, visto che il suo esordio dietro la macchina da presa per un lungometraggio risale al 2001, con L'uomo in più, film che inaugura il sodalizio artistico tra Sorrentino e Toni Servillo, uno dei due protagonisti della pellicola insieme ad Andrea Renzi.

Poi la carriera di Sorrentino è stata un continuo crescendo. La consacrazione dopo il buon riscontro dell'esordio arriva nel 2004 con Le conseguenze dell'amore, ancora Servillo protagonista di una storia atipica, che intreccia i paesaggi della Svizzera con una storia di mafia e, presentato in concorso a Cannes, vince numerosi premi ai David di Donatello e ai Nastri d'Argento di quell'anno.

Il successo de Il Divo

L'Amico di famiglia del 2006, con Giacomo Rizzo e Laura Chiatti, precede il film che porta Sorrentino alla ribalta presso il grande pubblico, Il Divo, in cui Toni Servillo si cimenta nell'interpretazione di Giulio Andreotti. Un film che arriva quando l'ex presidente del consiglio è ancora in vita e che fa discutere molto l'opinione pubblica, finendo inevitabilmente oggetto di critiche tra i banchi della politica stessa. Il film, presentato a Cannes nella stessa edizione in cui partecipa Matteo Garrone con Gomorra, vede entrambi i film premiati, quello di Sorrentino dalla giuria, e pone i due registi inevitabilmente al centro di un dualismo che mai avrà effettivamente riscontro nelle loro dichiarazioni, ma che finisce anche oggetto della parodia di Boris, nell'episodio in cui Sorrentino fa un cameo e viene costantemente confuso con Garrone. Il Divo pone Sorrentino sotto i riflettori dell'attenzione internazionale e il regista, nel 2011, ha la possibilità di dirigere Sean Penn in un film interamente girato in America, This Must be the Place, film in cui Penn si cimenta in uno dei ruoli più eccentrici della sua carriera.

L'Oscar con La Grande Bellezza

Questo è solo il preludio a La Grande Bellezza (2013)in cui si rinnova la collaborazione con Sorrentino e che rappresenta la consacrazione del regista a Hollywood. Il film viene infatti candidato come miglior film straniero agli Oscar, aggiudicandosi la statuetta dopo aver vinto anche un Golden Globe, BAFTA, David di Donatello e European Film Award.

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La Grande Bellezza, esalta il decadente splendore di Roma e, grazie ad alcune scene  e battute specifiche che diventano dei veri e propri must del cinema moderno italiano, contribuisce a generare una vera e propria ubriacatura sorrentiniana in tutto il paese, costruendo il culto del regista, che conserva tuttavia quella personalità complessa e schiva.

Youth, Loro e le serie Tv

L'exploit dell'Oscar non arresta la creatività di Paolo Sorrentino, che insieme a Umberto Contarello vanta un'estrema prolificità in fatto di scrittura. Due anni dopo, nel 2015, arriva Youth, anche questa opera di respiro internazionale con Harvey Keitel e Michael Cane, dai caratteri decisamente più intimi rispetto al film precedente.

Nel frattempo Paolo Sorrentino spazia anche in altri ambiti. Non solo ritorna alla regia teatrale con Sabato, domenica e lunedì, commedia di Eduardo De Filippi reinterpretata da Toni Servillo, spettacolo ripreso in diretta e proposto dalla Rai, ma si dà anche alla serialità televisiva, cimentandosi con un linguaggio e una scrittura differenti dal cinema, in un'era in cui le due arti non sono mai state così vicine. Nasce nel 2016 la serie Sky The Young Pope, serie con Jude Law dedicata al mondo ecclesiastico, che vede l'attore britannico vestire i panni di un nuovo pontefice. La prima stagione avrà un seguito nel 2019 con The New Pope. 

Risale invece al 2018 l'ultima opera filmica firmata da Paolo Sorrentino. Si tratta di Loro, uscito al cinema in due parti, film in cui Sorrentino ritrova Toni Servillo che questa volta si cimenta nei panni di Silvio Berlusconi. Il film non sembra avere la stessa incisività dell'operazione di dieci anni prima dedicata a Giulio Andreotti, ma contiene ugualmente scene e momenti significativi destinati ad una visione ripertuta e frammentata attraverso altre piattaforme.

Lateralmente all'attività di regista, Paolo Sorrentino si conferma soprattutto un intellettuale dalle raffinate capacità di scrittura. Ne è dimostrazione la sua opera prima Hanno tutti ragione, libro che approfondisce il personaggio di Tony Pagoda, ispirato a quello che Toni Servillo aveva interpretato ne L'Uomo in più. 

Sposato con la giornalista Daniela D'Antonio, insieme alla quale ha avuto due figli, Paolo Sorrentino ha di rado parlato del trauma vissuto da giovanissimo, ancora adolescente, a causa della scomparsa dei suoi genitori, morti a causa di un incidente in casa dovuto ad una fuga di gas. Di recente, in un'intervista a Vanity Fair:

Avevo sedici anni e fu una tragedia indescrivibile. Le parole che conosco non sono adatte, servirebbero le immagini, le disinibizioni e il coraggio. Servirebbe un film […] Non è detto che nei prossimi anni vinca il pudore e racconti di questo.

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