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Jada Pinkett Smith: “Nessun nero candidato all’Oscar, boicottiamo la cerimonia”

La moglie di Will Smith commenta l’esclusione degli attori afroamericani dalle nomination agli Academy Award: “Ci chiamano per consegnare i premi ma non riconoscono i nostri meriti artistici”. E si parla di boicottaggio di una cerimonia che in 88 edizioni ha assegnato solo 15 premi a interpreti di colore su circa 330.
A cura di Valeria Morini
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A pochi giorni dalle nomination agli Oscar e a poco più di un mese dalla premiazione (che si terrà il prossimo 28 febbraio al Dolby Theatre di Los Angeles), scoppia la polemica sulle candidature al massimo premio cinematografico hollywoodiano. A scatenare la (tutt'altro che nuova) querelle è Jada Pinkett Smith, attrice vista in "Magic Mike XXL" nonché moglie di Will Smith. Secondo l'artista, l'Academy avrebbe peccato di razzismo, in quanto neppure un afroamericano è stato nominato tra le categorie principali. Da qui il lungo sfogo su Twitter:

Agli Oscar le persone di colore sono sempre le benvenute per consegnare i premio o per far divertire. Ma raramente siamo riconosciuti per i nostri risultati artistici. Le persone di colore dovrebbero astenersi tutte insieme dal partecipare agli Oscar? Le persone possono trattarci solo nel modo in cui noi permettiamo loro di farlo. Con il massimo rispetto nella più profonda delusione.

"Non dobbiamo implorare per un Oscar, ma lavorare per il cambiamento"

Mentre su Twitter impazza l'hashtag #OscarsSoWhite, la Smith è tornata sull'argomento in un video appena pubblicato su Instagram:

Gli Academy Awards hanno il diritto di premiare chi vogliono, e ora penso che sia nostra responsabilità lavorare per il cambiamento. Forse è giunto il momento di riconoscere che il vero potere sta nell'amare e rispettare noi stessi allo stesso modo in cui chiediamo agli altri di fare. Implorare per ottenere un riconoscimento sminuisce la dignità della persona, e noi siamo persone con una dignità. Non dobbiamo dimenticarlo.

Attori neri e Oscar: tutti i premiati

La storia degli Oscar, comunque, racconta di discriminazioni, esclusioni, contentini. La prima interprete afroamericana a ricevere l'ambita statuetta è stata Hattie McDaniel come non protagonista per "Via col vento", nel 1939 (era la famosa Mummy). Poi, una pausa di 30 anni che porta al 1963 di "I gigli del campo", quando finalmente  Sydney Poitier ruppe la tradizione con il primo Oscar al miglior protagonista. Segue un altro lunghissimo stop, che porta a Louis Gosset Jr, non protagonista "Ufficiale e Gentiluomo" nel 1982.

Dagli anni 90, finalmente la situazione è cambiata. Da allora, gli attori afroamericani insigniti del premio sono stati Whoopi Goldberg (non protagonista per "Ghost", 1991), Denzel Washington (non protagonista per "Glory", 1989, e protagonista per "Training Day", 2001), Cuba Gooding Jr (non protagonista per "Jerry Maguire", 1996), Halle Berry (prima e finora unica donna di colore ad aver vinto la statuetta come miglior protagonista, per "Monster's Ball", 2001), Jamie Foxx (protagonista, "Ray", 2004), Morgan Freeman (non protagonista, "Million Dollar Baby", 2004), Forest Whitaker (protagonista, "L'ultimo re di Scozia", 2006), Jennifer Hudson (non protagonista "Dreamgirls", 2006), Mo'Nique (non protagonista, "Precious", 2009), Octavia Spencer (non protagonista, "12 anni schiavo", 2013 Lupita N'Yongo (non protagonista, "12 anni schiavo", 2013).

Dunque, 15 statuette in tutto, di cui solo 5 ad attori protagonisti, su circa 330 premiati (a cui si aggiungono 51 nomination). Nessun regista di colore, inoltre, è mai stato premiato. Certo, i voti dell'Academy non devono essere dettati dal politicamente corretto. Non sfugge però, che le candidature di quest'anno non abbiano tenuto conto di un immenso Idris Elba in "Beasts of No Nation" o di Michael B. Jordan in "Creed". Una situazione commentata anche da uno dei comici neri più famosi d'America, Chris Rock, chiamato a coprire le quote "black" come conduttore della cerimonia: gli Oscar, in fondo sono la versione bianca dei BET Awards, assegnati alla comunità artistica di colore. E già il fatto che ancora oggi debba esistere un premio solo per gli afroamericani la dice lunga sul fatto che gli Usa debbano ancora fare molta strada in termini di tolleranza razziale.

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