Jean-Hugues Anglade tra cinema e tv, ecco chi è l’attore ferito nell’attentato sul treno
Ancora non si è spenta l'eco dell'inquietante attentato consumatosi ieri su un treno diretto da Amsterdam a Parigi: la sparatoria ha coinvolto un uomo sospettato di terrorismo islamico e non ha causato vittime ma alcuni feriti, grazie all'intervento di alcuni marines americani casualmente passeggeri sul convoglio. Tra i coinvolti, com'è noto, è rimasto ferito a una mano l'attore francese Jean-Hugues Anglade, poco noto in Italia ma decisamente famoso in patria. Vediamo di conoscere meglio questo personaggio, che ha fornito una drammatica testimonianza dell'episodio.
Attore, regista e sceneggiatore classe 1955, Anglade è apparso in una settantina tra film e produzioni televisive. Attivo dalla fine degli anni 70, si è fatto notare nel 1983 con il film "L'homme blessé" di Patrice Chéreau. Ha interpretato "Subway" e "Nikita" di Luc Besson, il cult "Betty Blue" di Jean-Jacques Beineix (quello con la celeberrima colonna sonora di Gabriel Yared) e "La regina Margot" di Chéreau con la nostra Virna Lisi, per cui ha vinto il Premio César come migliore attore non protagonista. È inoltre apparso nel film di co-produzione francoamericana "Killing Zoe" di Roger Avary e in Italia in "Il più bel giorno della mia vita" di Cristina Comencini; a Hollywood, ha recitato in "Identità violate" e "Maximum Risk". Nel 1997 ha scritto, diretto e interpretato "Tonka". Negli ultimi anni, è celebre la sua interpretazione nei panni del commissario Adamsberg in quattro film per la tv tratti dai gialli di Fred Vargas.
Il racconto choc di Anglade: "Pensavo saremmo tutti morti"
Davvero scioccante l'intervista che Anglade ha rilasciato a "Paris Match", riportata da AdnKronos. La star transalpina ha raccontato quei concitati momenti in cui lui e la sua famiglia hanno creduto che per loro fosse la fine:
Abbiamo sentito dei passeggeri urlare in inglese "Sta sparando, sta sparando, ha un kalashnikov". Ero con i miei due figli e la mia compagna e all'improvviso alcuni membri del personale hanno iniziato a correre nel corridoio con la schiena abbassata, il volto pallido. Sono corsi dietro la porta metallica della motrice e si sono chiusi dentro. Il tiratore era a qualche decina di metri da noi, si avvicinava e ho pensato che saremmo morti tutti, che ci avrebbe ucciso. Ci siamo visti morire perché eravamo prigionieri del treno ed era impossibile uscire da quell'incubo. È terrificante sentirsi così impotenti, cercavamo tutti una via di fuga, un modo per sopravvivere. Spalle al muro abbiamo iniziato a urlare e a bussare contro la porta della motrice, supplicando il personale di aprire, volevamo che reagissero in qualche modo, ma nessuno ha risposto. È stato inumano. Ho protetto i bambini con il mio corpo, rassicurandoli che tutto sarebbe andato bene. Eravamo alla mercé dei proiettili, aspettavamo la morte, non avevamo scelta. Poi un ragazzo ci ha avvertito che il tiratore era stato preso da due soldati americani, e ci siamo sentiti fuori pericolo. Sto bene, ho solo cinque punti di sutura; siamo ancora sotto choc ma vivi, è un miracolo. Voglio rendere omaggio al coraggio eroico dei soldati americani, senza di loro, a quest'ora saremmo morti.