Jesus Christ Superstar, da 40 anni ha cambiato il cinema

L'apparente assurdità della rappresentazione della Passione di Cristo in quella forma la si poteva guardare negli occhi di un bambino qualsiasi che, passata la mezzanotte del 25 dicembre, si trovava davanti ad un film musicale in cui Gesù e chi abitualmente lo accompagna si esprimevano in musica, esclusivamente cantando. L'alterazione della sacralità si evinceva già da questo. E non era niente. Jesus Christ Superstar oggi compie 40 anni e resta tra le opere "pop" più dissacranti della storia del teatro e del cinema. Per la resa, per la cifra del racconto, per la visione periferica della vicenda, il genio di capire che la storia potesse essere guardata con gli occhi di chi non fosse il convenzionale protagonista di quella storia.

Mettiamoci il peso della presenza di Maria Maddalena, la versione assolutoria di Giuda e si intuisce come, un'opera che ha ampiamente passato l'età matura, si dica senza dubbio, oggi, più rivoluzionaria di ogni Codice da Vinci immaginabile. L'origine di tutto, da cui fu poi tratto il film, va per la verità ancor più indietro di quanto non faccia già l'opera cinematografica, ovvero al 1970, quando Jesus Christ Superstar era solo un doppio album, suonato da una super band con alcuni dei migliori musicisti della scena rock inglese e Ian Gillan, cantante dei Deep Purple. Poi, nel 1972, Tim Rice, autore dei testi, e Andrew Lloyd Webber, autore della musica, portarono a teatro la loro versione hippie delle vicende dell'ultima settimana di vita di Gesù Cristo. Infine fu Norman Jewison a dirigere il film con protagonista Ted Neeley, che avrebbe definitivamente cambiato i canoni del cinema musicale e cambiato, nell'immaginario collettivo, i riferimenti culturali più significativi della vicenda.