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Jude Law racconta Le 5 Leggende al Festival di Roma

In occasione della presentazione del nuovo film d’animazione prodotto dalla DreamWorks Animation, diretto da Peter Ramsey e William Joyce, Jude Law è arrivato a Roma per un breve incontro con la stampa.
A cura di Aureliano Verità
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Jude Law festival del cinema di roma

Spaziando tra i diversi apici della sua carriera, l’attore inglese ha voluto analizzare nei minimi dettagli il suo ultimo personaggio, il cattivo del film, Pitch Black. È l'Uomo Nero, che ha dovuto sopportare per decenni i genitori di mezzo mondo che cercavano di convincere i propri figli a non credere nella sua esistenza (mentre la credenza nei Guardiani era sempre viva), ma la paura è sempre in agguato e ha preparato un piano per cambiare tutto le carte in tavola. Ce ne parla direttamente Jude Law.

Che tipo di esperienza è stato questo film in cui interpreta il cattivo, un personaggio molto divertente e affascinante in un film d’animazione?

Come tutti, anche io sono cresciuto con i film di animazione, anche ora da adulto e anche prima di avere dei bambini ero fan di questo genere di film. Con l’animazione si possono raggiungere effetti che non si possono ottenere con attori in carne e ossa. È stata una responsabilità grossa quella di fare il cattivo, perché se si guarda alle grandi storie d’animazione DreamWorks o a quelle della quella Disney i cattivi hanno lasciato un’impronta su generazioni e generazioni di bambini. Certo la partecipazione mediante la sola voce, con la quale si cerca di dare una caratterizzazione al personaggio è forse più difficile che recitare in carne e ossa ma è stato diverte, specialmente perché il mio caracter si è contrapposto a cinque “buoni” di fama storica.

Quali sono le sue paure? E nel nuovo film di Joe Wright, Anna Karenina, affronta nuovamente un personaggio dai tratti controversi, di certo non un “buono”, ce ne può parlare?

È interessante parlare dei due ruoli, paragonandoli, perché ne Le 5 Leggende faccio un cattivo caratterizzato in modo netto, quindi ovviamente abbiamo voluto dare a questo Uomo Nero una storia chiara, un background che nasce da un’epoca in cui i bambini avevano maggiormente paura del buio. La paura che manifestano i bambini di fronte al mio personaggio è proprio quella del buio, del vuoto e dell’ignoto. Forse è proprio questo che spaventa anche me ora, accettare ruoli che mi spingono verso luoghi inesplorati e sfide con personaggi in cui non mi sono mai calato. – In Anna Karenina fin dall’inizio ero determinato a rendere Alexei Karenin (il mio personaggio) non soltanto come il cattivo “ordinario” perché in qualche modo, a mio avviso è una persona più complessa con dinamiche mature, credo sia molto fedele al libro e il libro è molto fedele alla vita. La più grande letteratura è quella in cui ogni singolo personaggio contiene gli alti e i bassi di tutti noi e questo tratto il mio personaggio ce l’ha di certo.

Qual’era la sua favola preferita quando era ragazzino e cosa l’ha spinto ad accettare questo ruolo?

La mia favola preferita, ehm.. accidenti… non saprei, mi piacciono le favole in generale, ricordo che una volta mia madre mi diede un libro dei Fratelli Grimm o forse di favole tedesche, c’era un bambino, Peter… Amavo quel libro, forse anche per via delle illustrazioni che lo abbellivano, erano molto forti, molto dark. – Quanto al ruolo ne Le 5 Leggende, mi piace cercare e trovare parti che non ho affrontato prima, che non abbiano aspetti fisici o psicologici con cui io mi sia già confrontato, il tutto ovviamente cercando di mettermi nelle mani di registi che mi ispirino fiducia.

E lei, credeva nell’Uomo Nero?

Non ero un bambino con molte paure in realtà. Si, forse per qualche anno ho avuto paura del buio, ho sempre creduto ci fosse qualcuno dietro di me quando salivo le scale della mia casa d’infanzia. I miei figli al contrario sono più indomiti di quanto lo ero io. Hanno visto il film e per quanto siano critici feroci nei miei confronti, hanno apprezzato.

Quanto si è divertito a fare il cattivo? Sapeva di avere quest’anima così malvagia?

È molto divertente fare il cattivo, probabilmente perché tutti abbiamo un lato oscuro e dargli sfogo è sicuramente molto gratificante. Probabilmente questa parte più oscura è anche la più debole, la parte più facile da utilizzare nelle situazioni di pericolo per tirarci fuori d’impiccio.

Quanto ha potuto interagire sulla sceneggiatura in fase di registrazione?

È difficile durante il processo di registrazione di un film animato capire quanto di ciò che registri finisca effettivamente nel film. Queste registrazioni sono durate quasi un paio di anni, c’è molta collaborazione ma ci si attiene alla sceneggiatura, non si lavora di fronte agli altri attori ma davanti al regista, quindi il processo è immediato, si lavora insieme. Ogni versione della battuta ha un suo modo di essere interpretata, si può fare in molteplici maniere diverse.

Il nuovo personaggio che sta affrontando in questi giorni, sul set della black comedy Dom Hemingway di Richard Shepard, possiamo definirlo o meno un killer “buono”?

Il personaggio che interpreto non è un killer è un furfantello, uno che vorrebbe essere un criminale ma ha passato molto tempo in prigione. Per non tradire gli amici è stato zitto rispetto a una rapina ed è rimasto dietro le sbarre per dodici anni. Quando ne esce, il mondo è cambiato, sembra essersi dimenticato di lui e per rientrarvi dimentica il motivo che l’ha spinto a resistere per tutto questo tempo, la figlia. Senza dubbio è un cattivo veramente affascinante.

Il suo personaggio realizza di essere stato sconfitto nel momento in cui capisce che i bambini non credono più in lui. A lei è mai capitato?

Penso di sì, penso che tutti noi prima o poi passiamo dei momenti in cui pensiamo di non essere compresi ma in qualche modo la vita ci fa andare comunque avanti. Purtroppo l’Uomo Nero non riesce a compiere questo passo.

Come pensa possa essere visto un film come Le 5 Leggende da un pubblico adulto?

Credo piacerà agli adulti perché tutti noi abbiamo incontrato almeno uno di questi personaggi da bambini, penso che questa storia tratti in maniera intelligente queste leggende. Quando si scrive un libro per bambini si sa per chi si scrive e lo stesso vale per i film ma quando io porto i miei figli al cinema e li vedo contenti, bhè a quel punto sono contento anche io.

Ha mai avuto del senso di competitività nella sua carriera? C’è qualche collega più giovane di cui ha stima?

Ho imparato molto presto che se ti metti a gareggiare, perdi comunque. A diciotto anni vivo con Jonny Lee Miller e Ewan McGregor e tutti e tre iniziavamo a farci strada nel mondo della recitazione, qualche volta io riuscivo, qualche volta riuscivano gli altri ma accettare il fatto che questo mondo è talmente personale che ogni personaggio è tagliato per un attore diverso ti fa crescere. Quando invecchi, tra l’altro, invecchiano anche i personaggi che interpreti, non avrei potuto interpretare Jack Frost, ha vent’anni e io non ho più vent’anni.  – Quanto alle nuove leve… Ho lavorato con Aaron Johnson in Anna Karenina, è una persona dolcissima che ama il suo lavoro. Oppure Tom Hiddleston, anche lui sta facendo un gran lavoro. Sono due, bastano no?!

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