“Her” di Spike Jonze: il ritratto dell’amore ai nostri tempi (RECENSIONE)
Cosa cerchiamo in una relazione? Non abbiamo mai avuto tanti strumenti per connetterci l’un l’altro come nella nostra epoca eppure, qualcosa ci impedisce di stringere dei veri legami. “Her”, il nuovo, bellissimo film del regista di culto Spike Jonze (Essere John Malkovich, Il ladro di Orchidee, Nelle terre selvagge) mette in scena amore, desiderio e rapporto in uno scenario futuribile in cui la tecnologia veicola i rapporti in una maniera ancora più totalizzante per l’essere umano.
Distrutto dalla fine del suo matrimonio, Theodore (Joaquin Phoenix), che di mestiere scrive meravigliose lettere d’amore per le vite degli altri, intraprende una relazione con un sistema operativo, una sorta di Siri infinitamente più evoluto con la sensualissima voce di Scarlett Johansson. Poco importa che non abbia un corpo, “Lei” è la donna perfetta, è comprensiva, è intelligente, è brillante, è tutto quello che un uomo affascinato dalle donne, ma al contempo spaventato dalla solidità del rapporto, può desiderare, forse. Ma Lei è mutevole come ogni intelligenza e come ogni relazione la quale, per quanto virtuale, finisce lasciando un ulteriore vuoto, con la speranza che sia una rinascita.
“Attraverso questo film ho cercato di capire cosa si prova ad essere vivi, a stabilire un’intimità con l’altro. Non volevo fare un film sulla tecnologia, per la quale ho sentimenti contrastanti, ma sulle relazioni. Io stesso non so rispondere su cosa sia l’amore, sto cercando di capire cosa ci impedisce di instaurare un rapporto veramente intimo con le altre persone”. Si parla di contatto, di amore e di solitudine con il regista, che non demonizza la tecnologia, piuttosto ascrive all’estrema velocità del mondo attuale la responsabilità di tante difficoltà nei rapporti. “La società ci impone di essere rapidissimi su tutto, siamo sommersi da così tante aspettative che siamo diventati tutti ancora più severi con noi stessi”. Una lettura dell’uomo moderno e dei ruoli tra generi all’interno della nostra realtà superconnected, che avrebbe dato adito a tante altre riflessioni, discorso che invece si rifiuta di proseguire l’inafferrabile Joaquin Phoenix, uno degli attori più geniali e incontrollabili dello star system hollywoodiano. “Gli attori e i giornalisti sono inconciliabili” ci dice, “voi volete sapere tutto di me, mentre l’autoconsapevolezza per un attore equivale alla morte”.
Non si assume la responsabilità di un ruolo generazionale che, suo malgrado, dipinge con questo film, né vuole saperne della pressione che Hollywood esercita su un attore del suo calibro: “Non c’è pressione esterna che io senta maggiore di quella che ho dentro di me. Devo sempre superarmi: voglio solo essere me stesso, ed essere così bravo da ottenere un altro ruolo”. E sull’amore ci risponde: “C’è una linea sottile che separa l’amore
dall’ossessione, i comportamenti delle persone innamorate, senza l’amore, sarebbero considerate pazzia. Io non so cos’è l’amore, se lo scopro, ve lo dico!” In “Her” non troveremo risposte e nemmeno giudizi, ma come in tutti i buoni film che riguardano il contemporaneo, vi si può trovare qualcosa di se stessi, delle proprie reazioni, le nostre paure così ben mascherate dietro agli inseparabili device e a tutti gli innumerevoli impegni così ben organizzati. Ma la vita è altrove, e ognuno scopre il suo posto alla propria velocità, che sia dentro o fuori da una storia.