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L’amore gay di “120 battiti al minuto” vietato ai minori di 14 anni, insulti omofobi al film

Il film di Robin Campillo sull’attivismo anti Aids degli anni 90 subisce limiti alla visione e riceve insulti. Amara la nota di Teodora Film: “Censura miope, quando al Grande Fratello Vip domina l’omofobia”.
A cura di Valeria Morini
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Nelle ultime ore si parla incessantemente di omofobia, e non solo in riferimento a discutibili dichiarazioni dei concorrenti del reality show Grande Fratello Vip. Anche il mondo cinematografico non ne è immune, se pensiamo agli insulti ricevuti dal film "120 battiti al minuto" di Robin Campillo, pellicola applauditissima al Festival di Cannes e nelle sale italiane dal 5 ottobre. Trascinante storia dell'attivismo anti Aids negli anni 90, sta facendo parlare soprattutto per frasi da "leoni da tastiera" apparse sul web del tipo “Quanti animali innocenti vivisezionati per curare questi cosi?” (in riferimento ai gay). Di certo, a comprendere il valore del film contro i pregiudizi non aiuterà neppure la scelta di vietarlo ai minori di 14 anni. L'amore gay, insomma, in Italia viene censurato con maggiore attenzione di quello etero.

La nota di Teodora Film contro il divieto e il GF Vip

A confermare come tale divieto potrebbe pregiudicare il successo della pellicola, è il comunicato di Teodora Film (distributore di "120 battiti al minuto") che commenta così la frase sopra citata: "Qualcuno dirà che sono casi isolati, "cretini" a cui non si dovrebbe prestare attenzione. Ma c'è molto di più, in quelle parole: c'è un odio per il diverso che dalla tastiera di un computer  può riversarsi altrove. Per questo abbiamo sperato fino all'ultimo che "120 battiti al minuto"  riuscisse ad arrivare nelle sale italiane come "Film per tutti": sarebbe stato un segnale forte, per dimostrare che gli uomini che amano altri uomini non spaventano più nessuno. Così non sarà, perché il film è stato Vietato ai minori di anni 14″.  Continua la nota:

Al netto di tutte le implicazioni burocratiche ed economiche che il divieto comporta, quello che ci dispiace constatare è che, ancora una volta, si è scelto di usare due pesi e due misure: perché, e di questo siamo convinti, se i protagonisti di "120 battiti al minuto" fossero stati un uomo e una donna, oggi non saremmo qui a parlare di visti censura. Tutto questo mentre il reality show più seguito della nostra televisione manda in onda insulti e minacce omofobe: salvo espellere un concorrente, è vero, ma per una bestemmia, non certo per omofobia. Ma se il Grande fratello continua impunemente, col suo campionario di ignoranza e violenza, "120 battiti al minuto" (uscito in Francia senza alcun divieto né alcuna polemica, è bene ricordarlo) fa paura, e subisce una zelante e miope censura. Tanto più incomprensibile nel momento in cui colpisce un film profondamente educativo, che racconta anche ai giovani e ai giovanissimi la battaglia – non ancora vinta – contro una malattia che, complice il silenzio di troppi, ha ucciso 40 milioni di persone nel mondo.

120 battiti al minuto, la trama e il cast

Il film si ambienta nella Parigi dei primi anni Novanta, dove il giovane Nathan decide di unirsi agli attivisti di Act Up, un'associazione che cerca di rompere il silenzio generale sulla piaga dell'AIDS. A fianco delle attività di protesta, nasce una storia d'amore tra Nathan e Sean, uno dei militanti più radicali del movimento. Il cast è composto da Nahuel Pérez Biscayart, Arnaud Valois, Adèle Haenel, Antoine Reinartz, Aloïse Sauvage, Simon Bourgade, Catherine Vinatier, Saadia Bentaieb e Ariel Borenstein.

L'aggressione omofoba a Sebastiano Riso

La notizia non può che far pensare a un evento che nelle ultime ore ha sconvolto il cinema italiano. Parliamo dell'aggressione di stampo omofobo a Sebastiano Riso, regista del film "Una famiglia" con Micaela Ramazzotti (attualmente in sala). Insultato per la sua omosessualità ma anche attaccato fisicamente, Riso è stato trasportato al pronto soccorso e ha riportato alcune contusioni, con dieci giorni di prognosi.

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