La vera storia di Rodolfo Valentino, il “latin lover” del cinema muto
La storia di Rodolfo Valentino è oggi più che mai al centro dell'attenzione del pubblico italiano. L'attore, diventato vera e propria leggenda, il cui fascino è penetrata nel linguaggio comune, è tornato ad essere negli ultimi giorni un argomento di punta sul web e i social network, grazie alla fiction di cui sarà protagonista Gabriel Garko, in onda su Canale 5 giovedì 17 e martedì 22 aprile. E se non bastava questo insieme di elementi a generare un tormentone, negli ultimi giorni si è anche aggiunta la censura da part di Canale 5 rispetto alla scena di nudo integrale di Garko (ecco le immagini di Gabriel Garko senza veli), per la quale il regista della fiction ha minacciato di portare l'ammiraglia Mediaset in tribunale. Ma siccome quando andrà in onda la fiction sarà facile attendersi polemiche sulla verità storica rispettata o meno, proviamo a scoprire meglio chi fu Rodolfo Valentino e raccontare la vera storia di un personaggio che tutti inconsciamente abbiamo citato in vita nostra, senza magari conoscere a fondo le vicende di quello che probabilmente fu il primo sex symbol della storia del cinema.
Un mito che nasce in un paesino dell'Italia meridionale
Rodolfo Valentino nasce a Castellaneta, in provincia di Taranto, il 6 maggio del 1895. I suoi primi anni di vita sono turbolenti, caratterizzati da vicissitudini familiari controverse, con un padre ex capitano di cavalleria convinto di avere origini nobiliari e sua madre, di origine francese, realmente imparentata con una famiglia piemontese a servizio dei Savoia. E' nella piccola località pugliese che Rodolfo Valentino frequenta le scuole elementari, per poi spostarsi a Taranto e, successivamente, nel 1906, a Perugia, dove dopo la morte del padre, Rodolfo si ritrovò in un collegio per orfani: qui pare che i compagni lo prendessero paradossalmente in giro per il suo aspetto estetico. E' a Genova che termina gli studi, per poi dedicarsi alla vita frivola in giro per l'Europa.
Il mito da Parigi a New York
L'ambizione del giovane Rodolfo Valentino si intravede già quando è giovanissimo. Si trasferisce a Parigi dedicandosi alla vita dissoluta e tuttavia dispendiosa, che si dimostra sì costruttiva perché luogo dove Rodolfo perfeziona le sue doti di ballerino, ma allo stesso tempo insostenibile dal punto di vista economico. Quando farà ritorno in Italia dopo alcuni mesi lo farà solo temporaneamente, essendo rimasto vittima del fascino americano dopo aver saputo della fortuna trovata laggiù da un connazionale parente di amici di famiglia, Domenico Savino. E' così che a soli 18 anni decide di partire alla volta di New York, per cercare sorte migliore. Una sorte che arriverà, ma lentamente, visto che nella città sull'Atlantico non trova grande fortuna, ma sole posizioni d'occasione: si salva dal "verde" facendo il cameriere e i giardiniere, prima di trovare lavoro come taxi dancer in un locale proprio grazia a Savino. E' una cosa che lo introduce naturalmente ad una categoria di uomini e soprattutto donne che noteranno il suo aspetto, la personalità e il carattere di un giovane uomo ambizioso.
Il latin lover più amato dalle donne
La fama che l'attore riscosse presso il pubblico femminile fu sicuramente la chiave del suo successo, sia perché la sua bellezza spinse un'enorme massa di persone ad innalzarlo a divo indiscusso grazie alla bellezza ed il conturbante savoir faire; dall'altro lato le sue relazioni furono passaggi essenziali per l'avanzamento della sua carriera, trattandosi di donne scrupolose ed attente, ricche ed addentro al mondo dello spettacolo. Tra queste ricordiamo la sua seconda moglie Natacha Rambova, estremamente puntigliosa e sul punto di indignarsi se per un qualsivoglia film suo marito non riceveva la miglior parte possibile. Come altrettanto importante fu la sceneggiatrice June Mathis, colei alla quale fu affidato l'incarico di girare il primo film, quel "I quattro cavalier dell'apocalisse" che permise la spinta alla pallina su un piano inclinato che avrebbe fatto sì la fama di Valentino si incrementasse in maniera vertiginosa, senza arresto, se non quello brusco della morte.
La folgorante carriera nel cinema muto
Tanti i titoli legati al volto di Rodolfo Valentino, ambientazioni varie nelle quali il suo volto e la figura imperante riuscivano a dominare incontrastate: dal già citato I quattro cavalieri dell'apocalisse a La commedia umana, La signora delle Camelie, da Lo Sceicco a L'età di amare, fino a L'Aquila. Sono tutti titoli indissolubilmente legati al volto di un personaggio capace di scatenare folle urlanti di donne come nessun uomo, prima di lui, era riuscito a fare. Una carriera ed una vita vissute ad altissima velocità, interrotte a soli 31 anni da una peritonite, conseguenza dell'aggravarsi di un'ulcera. I medici nulla poterono, dovendo dichiarare un decesso, era il 23 agosto 1926, in grado di generare vere e proprie scene di follia collettiva.
La morte di Rodolfo Valentino: due funerali e suicidi di massa
Per comprendere la cifra del personaggio basterà pensare che due furono i cortei funebri per la commemorazione di Rodolfo Valentino, uno a New York, luogo d'approdo della sua vita americana, uno ad Hollywood, dove raggiunse il definitivo successo. Ma quanto più sorprende sono i presunti suicidi a margine della sua morte, non tutti certamente riconducibili ad essa, ma verificatisi nello stesso giorno della sua dipartita: circa 30. Sarebbero necessari questi numeri per comprendere la portata del primo vero mito maschile della cinematografia in senso moderno. E se molti, per alcuni personaggi, continuano a strapparsi i capelli nonostante alla celebrità ci abbiamo fatto il callo, è facile pensare agli effetti devastanti che un fenomeno del genere potesse generare più di un secolo fa.