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L’impatto del coronavirus sul cinema: il fatturato delle sale a – 40%

Ecco i primi dati sulle effettive conseguenze della pandemia da Covid 19 sul settore cinematografico italiano. Particolarmente penalizzati i produttori e gli esercenti, con il blocco di ben 20 produzioni cinematografiche, il crollo del box office, l’impennata dello streaming e la riduzione degli investimenti pubblicitari.
A cura di Valeria Morini
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Da mesi si parla delle conseguenze devastanti della pandemia da coronavirus sul settore cinema, soprattutto in merito alla lunga chiusura delle sale che solo dal 15 giugno hanno cominciato (molto gradualmente) a riaprire. Quali sono, però, i numeri reali di tale impatto? Un primo studio in merito è arrivato in questi giorni e parla di un fatturato delle sale sceso a – 40%.

Il crollo del box office

Al blocco degli esercenti, si aggiungono ben 20 produzioni interrotte e un inevitabile crollo degli investimenti pubblicitari, secondo quanto emerge dallo studio di UniCredit sugli effetti del Covid 19 sull’industria cinematografica: i dati diffusi da e-Duesse sono stati divulgati dalla roadmap virtuale The Italian Way. Secondo il rapporto, il primo effetto immediato è stato il crollo delle entrate al box office. Si stima per l'appunto che il settore delle sale possa avere perso circa il 40% del proprio fatturato annuo solo nel primo semestre del 2020. Nonostante alcune iniziative per sostenere le sale anche attraverso lo streaming, come Miocinema, ricordiamo che i cinema sono rimasti chiusi da inizio marzo sino al 14 giugno. La prima settimana di apertura ha visto solo una piccola parte delle sale tornare effettivamente in attività, per lo più con la riproposizione di titoli già usciti negli scorsi mesi (questo il box office del 15 giugno). Ci si augura naturalmente che le cose cambino lentamente nelle prossime settimane e con il ritorno di blockbuster come "Tenet".

Il blocco dei set

Il secondo effetto del Covid è stato "l’interruzione della catena di fornitura dei contenuti", dal momento che, come già anticipato, ben 20 set cinematografici in corso e in programmazione si sono fermati, ed è altamente probabile un rallentamento delle nuove produzioni. Il terzo effetto è il crollo degli investimenti pubblicitari televisivi, con conseguenti danni sulla produzione di nuovi contenuti. Lo studio ha peraltro spiegato che l'impatto della pandemia non è stato il medesimo su tutti gli ambiti: se i distributori si sentono tutto sommato protetti perché hanno la possibilità di valorizzare i propri titoli sulle piattaforme, le ripercussioni sono state inevitabilmente più gravose per produttori ed esercenti. In particolare, le sale sono certamente il comparto più vulnerabile, per cui si rende necessaria una strategia per il prossimo futuro (lo studio propone un passaggio da un business incentrato sul film a uno orientato allo spettatore).

Il boom dello streaming

La quarta importante conseguenza del coronavirus è sotto gli occhi di tutti: è il boom dei servizi di streaming, che hanno registrato un’impennata di nuovi abbonati nei mesi del lockdown. Aziende come Netflix, Amazon Prime e Disney+ (quest'ultima lanciata in Italia, casualmente, proprio in concomitanza del blocco) hanno certamente tratto giovamento dalla situazione che ha portato gli italiani chiusi in casa per molto tempo. A questi colossi si sono aggiunte diverse iniziative e piattaforme "minori" che hanno cercato di sostenere il cinema d'autore, senza dimenticare la scelta di far uscire diversi film destinati alle sale direttamente in streaming sulle piattaforme on demand.

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