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La lettera di Lino Banfi per Laura Antonelli: “Mi disse che era morta da anni”

L’attrice oramai ritirata a vita privata per via di un intervento che l’ha sfigurata, vive in condizioni di precarietà.
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Da dieci anni vive con una pensione di 500 euro e con il sostegno della parrocchia, Laura Antonelli, icona sexy degli anni settanta a causa di una plastica facciale riuscita male è completamente sfigurata, tutto è cambiato da allora, nessun lavoro, nessun apparizione pubblica, il ritiro, la depressione.

Lino Banfi, interprete di tante commedie come quella de l'allenatore nel pallone, ha lavorato al fianco dell'Antonelli svariate volte e l'ha incontrata in questi giorni, lancia così un appello affinchè il ministro della cultura e il presidente del consiglio non abbandonino Laura al proprio destino e le diano la possibilità di vivere più dignitosamente.

Ecco uno stralcio della lettera, riportata da "Il Corriere":

"Qualche anno fa, per farla breve, riesco a parlare al telefono con lei. Provai chiederle – in quella occasione e poi altre volte dopo di allora – se ci saremmo potuti vedere: per salutarci, riabbracciarci. Ma lei mi ha sempre risposto: «No… Lino, non sono pronta, non sono più quella del mondo dello spettacolo, ho cancellato tutto. Se un giorno deciderò di farlo, tu sarai il primo amico attore che rivedrò». Giorni fa, finalmente, mi ha chiamato e mi ha detto: «Vuoi venire a trovarmi? So che parti per l’Argentina, ma mi farebbe piacere riabbracciarti». E poi ha pianto… Le ho risposto: «Entro un’ora sono da te». Sono andato a Ladispoli e purtroppo mi sono rattristato molto: ci siamo riabbracciati dopo 22 anni; ci siamo commossi tutti e due. Ma poi Laura ha fatto un gesto rassegnato allargando le braccia, come per dire «Hai visto come sono ridotta…». Io ho vigliaccamente cercato di cavarmela con una battuta: «Anch’io mi sono ingrassato…». Ma lei ha replicato con amarezza: «Sì, ma non come me, io sono morta da anni». Sguardi, silenzio… C’era una donna con lei che va due o tre volte a settimana a farle compagnia. Si sentiva una musichetta dall’altra stanza e io per rompere l’imbarazzo le ho chiesto che cos’era, se guardava la tv. Risposta: «Sono più di vent’anni che non vedo la televisione. Ascolto sempre Radio Maria e prego». In quella specie di camera da letto c’era solo un lettino, piccolo… Lei si è riscossa un attimo: «Lino vieni a vedere la dispensa, guarda quanta pasta, pomodori, olio… Sai, la parrocchia, qualche benefattore…». Mi si è stretto il cuore. Quanto prendi di pensione?, le ho chiesto. «510 euro al mese». E tutto quello che avevi: case, gioielli…? «È troppo lunga, caro Lino, la storia… Tanti hanno abusato della mia bontà, forse anche della mia fragilità e dicono che non sono capace di intendere e volere. Ti prego Lino parla con qualcuno, tu sicuramente, amato da tutti, sarai ascoltato. Io non credo di avere ancora molto da vivere, però vorrei vivere dignitosamente»".

Quindi ha fatto un appello:

"Ecco perché io, cittadino italiano, Pasquale Zagaria, in arte Lino Banfi, mi rivolgo al ministro Bondi: «È giusto tutto questo? So che esiste una legge già esecutiva, dopo il caso Salvo Randone. Mi hanno detto anche che Isabella Biagini è nelle stesse condizioni. Queste persone hanno rappresentato una parte della storia del cinema e della televisione che tutti abbiamo gradito. Hanno lavorato in questa nazione, hanno guadagnato, hanno pagato le tasse… è giusto finire così?». Mi rivolgo anche al presidente del Consiglio, a Berlusconi, che è anche mio amico da più di trent’anni: «Caro Silvio, per quel poco che credo di conoscerti sono certo che farai qualcosa»".

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