Lo sfogo di Carlo Verdone: “Basta con il politicamente corretto, faremo meno ridere”
Durante la partecipazione a una serata del Piccolo Cinema America a Trastevere, Carlo Verdone – che ha ricordato Alberto Sordi – si è lasciato andare a uno sfogo su quello che ha definito "politicamente corretto" e l'impatto che ha e potrebbe avere sul Cinema e sulla scrittura, in particolare per quanto riguarda la comicità. L'attore e regista romano, come tanti suoi colleghi, ha dovuto cambiare le carte in tavola e posticipare l'uscita del suo film "Si vive una sola volta" che potrebbe uscire nelle sale all'inizio del 2021, come aveva spiegato durante un'intervista a Fanpage.it ("Noi abbiamo una speranza, la speranza si chiama ‘metà gennaio 2021’, quindi probabilmente se tutto va bene, numeri di contagi permettendo, a un anno di distanza da quella che doveva essere l’uscita, usciremo anche noi") e come ha ribadito durante la serata.
La scena incriminata
Ma oltre al dover rimandare le proiezioni, ci ha tenuto a dire la sua su quello che ha definito "politicamente corretto" facendo un esempio a partire proprio dal suo film. Il problema pare che sia stata una critica a una scena del film in cui si vede l'attore in piedi e la figlia che per cercare un orecchino che le è caduta è ripresa di spalle, con il fondoschiena rivolto alla telecamera: "Quando ho fatto vedere il film c'è stata una critica che mi ha criticato il fatto che in primo piano c'era il sedere di mia figlia che aveva degli slip e cercava un orecchino che le era caduto, io parlo e lei mi risponde dandomi il fondoschiena e la critica mi ha fatto un articolo contro dicendo che era disgustoso" ha detto l'attore.
Contro il "politicamente corretto"
"Per me continuare con questo politicamente corretto è un errore micidiale, perché a furia di seguire questo politicamente corretto uno si sente sempre incatenato e non riesce ad esplodere" aveva spiegato introducendo l'argomento e paragonando la critica a quella che poteva arrivargli nel 1932 (sic): "Ma che cavolo è? Cioè non può stare in mutande, ci stiamo rendendo conto di quello che vediamo anche nelle serie televisive, dobbiamo fare polemica anche per questo? A quel punto mi sono cascate le braccia e ho detto che se continuiamo così, con questo politicamente corretto, portato all'esasperazione, avremo grossi problemi in sede di sceneggiatura, faremo meno ridere, avremo meno battute, non potremmo dire quello perché si offende quello"