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“Ma perché non siamo nati tutti finocchi?”, così Gastone Moschin ha fatto storia

L’ultimo degli “Amici Miei”, morto a 88 anni, ebbe la fortuna di pronunciare la battuta diventata perla di una scena già di per sé memorabile. Parole che lo consacrano e gli permettono di far parte di un olimpo di immortali del cinema nostrano.
A cura di Andrea Parrella
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Amici Miei è indiscutibilmente un film senza tempo, tra i più riusciti e longevi della storia del cinema italiano. Un film che non perde mai brillantezza a dispetto del passare del tempo, di cui si fatica a ricordare il numero sconfinato di citazioni e momenti epici. Saremmo decisamente fuori tempo per una recensione (e d'altronde la pellicola diretta da Monicelli e scritta da Pietro Germi meriterebbe analisi ben più dettagliate), se in queste ore non fosse morto Gastone Moschin, l'ultimo degli Amici rimasti in vita, scomparso a 88 anni. Oltre ad essere l'ultimo, Moschin è stato anche, per accidentali ragioni di sceneggiatura, l'attore che ha avuto la fortuna di pronunciare la battuta più epocale di quel film.

Quella sequenza perfetta di Amici Miei

La scena è di quelle indimenticabili, con il gruppo di amici che si trova alla stazione per una zingarata consolatoria al Melandri (il personaggio interpretato da Moschin, appunto), appena riportato sulla retta via dell'amicizia dopo aver capito di essere assolutamente incompatibile con la compagna, Donatella. I cinque attendono la partenza del treno per poi prendere a schiaffeggiare i passeggeri in partenza affacciati al finestrino. Una sequenza memorabile, citata a pochi anni di distanza da Paolo Villaggio in Fantozzi, commedia altrettanto fortunata. Non paghi della burla, gli amici si dirigono di corsa sul binario 3 dove, parole del Mascetti, "parte il locale per Empoli". Ed è proprio nel sottopassaggio della stazione che si consuma il miracolo cinematografico, l'opera d'arte in termini di scrittura. I protagonisti sono presi dall'euforia collettiva per ciò che hanno appena fatto e il Melandri, consolato dalla loro presenza e, in qualche modo, ritornato in sé dopo la sbandata per l'ennesima donna, pronuncia quella frase: "Ragazzi, come si sta bene tra noi, tra uomini, ma perché non siamo nati tutti finocchi?". 

Non sono parole abituali e, soprattutto, non è solo goliardia. Il pensiero istintivo, di pancia, del Melandri è speciale perché sintetizzanno in una battuta un sentimento talmente comune da essere, allo stesso tempo, indicibile, impronunciabile e inconfessabile tra uomini. È una dichiarazione d'amore e devozione assoluta all'amicizia che congela l'overdose di divertimento, cameratismo e complicità, elementi che caratterizzano in toto l'amicizia, per lo meno quella intesa in senso maschile. Gastone Moschin, in arte Melandri, è già passato alla storia e non potrà che restare immortale grazie a questo slogan. Noi, noi tutti che ci sentiamo parte di una comunità che si sente coinvolta e tirata in ballo dalle balorde vicende di quei cinque amici, non possiamo fare altro che continuare a ringraziare.

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