Matt Damon: “Ho smesso di usare la parola ‘f**cio’ grazie a mia figlia”
Se il linguaggio sta cambiando, i primi a capirlo sono i più piccoli. Deve saperlo bene Matt Damon, l'attore hollywoodiano che in un'intervista rilasciata al Sunday Times ha raccontato di aver imparato da sua figlia la lezione secondo cui parole che potevano ritenersi lecite e appartenenti al linguaggio comune qualche anno fa, non sono più pronunciabili oggi.
L'aneddoto di Matt Damon
Il riferimento dell'attore è alla "parola che inizia per f riferita agli omosessuali". Matt Damon ha infatti raccontato quello che gli è accaduto alcune settimane fa in casa sua, quando raccontando una barzelletta ha appunto pronunciato la parola "f***io", provocando un'immediata reazione della figlia che gli ha fatto subito capire si trattasse di un errore:
Ho fatto una semplice battuta un mese fa, ricevendo una lezione da mia figlia, che ha deciso di alzarsi da tavola. Le ho detto che si trattava di una cosa scherzosa, che avevo pronunciato quella battuta in un film. A quel punto lei è andata nella sua stanza e ha scritto un lungo trattato relativo a quanto quella parola sia pericolosa. Quindi le ho detto che avrei ritirato per sempre quella parola, avevo capito.
Insomma, dalla conservativa posizione del "non conta l'offesa ma l'intenzione" professata con forza qui in Italia da Pio e Amedeo, Damon ha cambiato punto di vista. Non ha specificato a quale delle tre figlie facesse riferimento, visto che l'attore ne ha avute tre con la moglie argentina Luciana Barroso: Isabella, Gia Zavala e Stella Zavala. Fatto sta che si tratta di una dichiarazione interessante se associata alla nuova sensibilità per certe parole, ritenuto per troppo tempo tollerate perché di uso comune e per questo bonificate del loro valore negativo.
Come cambia il linguaggio
Quella di cui parla Damon è una di queste parole ed è altrettanto interessante l'esempio del confronto con la figlia, che appartiene a una diversa generazione e capisce le urgenze di questo momento storico, che sono anche e soprattutto di tipo lessicale, visto che il linguaggio è espressione del modo di pensare, anzi modella il pensiero stesso. Immaginare che parole come quella riferita agli omosessuali, un tempo accettate soprattutto in un contesto scherzoso, possano uscire definitivamente dall'utilizzo comune, è una prospettiva concreta. E se ad ammettere gli errori sono per primi i genitori, vuol dire che forse qualcosa nel nostro parlato sta davvero accadendo.